Ripartire (anche) dalle istituzioni (Avvenire)

di MASSIMO CALVI, del 29 Luglio 2013

Da Avvenire del 28/07/2013

La crisi che stiamo attraversando ha tutte le caratteristiche di un fenomeno strutturale. Una crisi dai tempi lunghi e che pone la necessità di definire un diverso modo di intendere l’uomo nel suo rapporto con il mercato. Non si chiedono solo soluzioni di carattere tecnico, dunque, ma in primo luogo risposte di carattere morale. La riflessione sulla reale natura della Grande Crisi, crisi di senso prima che crisi economica, come evidenziato anche nella Caritas in ventate, pone spesso l’accento o sulla necessità di ripartire dalla persona, dalle scelte individuali per orientare le azioni economiche nella direzione della responsabilità e dell’etica; oppure sull’importanza di salvare l’economia di mercato dalla deriva capitalista e dalle distorsioni imposte da un modo scorretto di intendere il profitto. Ma persona e mercato sono come le due gambe di uno sgabello che non si reggerebbe senza una terza componente, quella delle istituzioni.
Non a caso l’economista Flavio Felice, ordinario di dottrine economiche e politiche alla Pontificia Università Lateranense, ha intitolato «Istituzioni, persona e mercato» il saggio appena pubblicata da Rubbettino (208 pagine, 13 euro). Il libro è diviso in quattro parti, dove si affrontano alcuni aspetti rilevanti del pensiero economico moderno e contemporaneo: dalla prospettiva dell’economia sociale di mercato al rapporto tra etica ed economia, dalla questione della libertà del commercio e dell’iniziativa privata al ruolo della “legge” come strumento di incivilimento. Passaggio non scontato, se parlare di regole può spaventare chi teme la ricaduta nell’opposto del liberismo, lo statalismo. Ma, scrive Felice, «il mercato è le sue istituzioni; è quello che abbiamo saputo costruire umilmente e responsabilmente con gli strumenti fornitici dalla nostra ragione, limitata e fallibile». Forse se
avessimo avuto «istituzioni sane, forti, e credibili», i mercati avrebbero detto altro. Il libro offre un percorso tra spunti, idee e figure che guidano la riflessione attorno all’idea forte della libertà nell’economia e delle istituzioni come «chance per sollevarci dalla contingenza e praticare la virtù della carità sociale»: analizzando l’opera economica del filosofo tardo settecentesco Melchiorre Delfico e il pensiero di Luigi Sturzo in ordine alla prospettiva del meridionalismo liberale. In quella che può sembrare una prospettiva di decadenza, se si rilegge Giovan Battista Vico («L’inizio della decadenza coincide con la perdita da parte dell’uomo della motivazione di legare la propria vita a quella degli altri») Felice affida in conclusione all’analisi della Caritas in ventate il compito di una prospettiva oltre il «riduzionismo materialista» e per uno sviluppo autentico e integrale.
Consapevoli che «una sana economia di mercato è sempre limitata da un ordine giuridico che la regola e da istituzioni morali, come ad esempio la famiglia e la pluralità dei corpi intermedi, che interagiscono con essa e la influenzano, essendone esse stesse influenzate».

DI MASSIMO CALVI

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