L’ex ministro Antonio Guidi: la mia esperienza nel governo Berlusconi? Sono stato usato come foglia di fico

del 6 Novembre 2012

È con un misto di amarezza e un pizzico di rabbia che Antonio Guidi ricorda la sua esperienza nei due governi Berlusconi (1994) e Berlusconi bis (2001-2005) nelle pagine del suo nuovo libro edito da Rubbettino, intitolato “Con gli occhi di un burattino di legno”, una toccante autobiografia in cui l’ex ministro ripercorre non solo le tappe fondamentali della sua vita ma anche di un Paese che, pur avendo una delle legislazioni più avanzate in fatto di disabilità, finisce spesso per dimenticarsi delle categorie più deboli.
Nel libro Guidi racconta di come fu dapprima scelto come ministro della famiglia da un Berlusconi che si affacciava alla vita politica caratterizzando la seconda Repubblica. Furono mesi intensi (il governo ebbe vita breve) eppure densi di impegni per un ministro che vivendo sulla sua pelle le difficoltà della disabilità poteva rappresentare una speranza nuova per i disabili e per le loro famiglie. 

Tuttavia quando venne il momento del Berlusconi bis Guidi viene escluso dalla compagine di governo. “La cosa paradossale – racconta Guidi – è che pur essendo uno dei personaggi governativi più forti e popolari per tutto quello che stavo facendo, in questo rimpasto fui l’unico a non essere riconfermato. Avevo pagato cara forse la mia difesa estrema dei diritti di dignità e di cittadinanza dei cosiddetti ‘matti’, e la mia affermazione che mi sarei dimesso se non fosse stato approvato il Fondo nazionale per i disabili non autosufficienti (…) A mezzanotte giunse la telefonata di Silvio Berlusconi, che cercò di giustificare con argomentazioni futili la mia rimozione. Dalla pochezza delle sue parole capii che non c’era più rispetto per la mia persona e per il lavoro che avevo prestato dal 1994 al 2006. Diverse persone mi avevano sempre detto che il ‘buon Silvio’ mi stava utilizzando come foglia di fico per il sociale, per le mie competenze e per il mio essere socialista, ma io avevo sempre escluso questa ipotesi, l’avevo sempre difeso. Dopo quel fatto, non per aver perso il posto ma per la brutalità della mia esclusione e per gli anni di silenzio successivi, compresi che forse non avevano poi tanto torto”.

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