L’emergenza senza umanità di Rocco Carbone (Tortuga Magazine)

di Bianca Fenizia, del 20 Dicembre 2022

Osservare il cielo per cercare risposte. Che siano i movimenti delle stelle o degli stormi, l’umanità, alzando lo sguardo, ha sempre preteso di leggere il futuro imparando a vedere.

Un’interpretazione che non lascia spazio a nessun tipo di azione: scoprire le nuvole come una marionetta di Pasolini, indagare i colori del tramonto con DeLillo, il destino ci piove addosso senza possibilità di scelta, perché già sollevare il mento e aprire gli occhi è inchinarsi, ubbidire a una volontà estranea. Rispettare un’attesa e una fatalità.

Lo spiegava bene Nicola Pugliese in Malacqua con quattro giorni di straordinaria pioggia su Napoli: dal cielo si aspetta sempre l’arrivo di qualcosa che risolva o distrugga, in uno stato di eccezionalità permanente.

Come scrive anche Raffaele La Capria per la sceneggiatura di Sabato, domenica e lunedì di Lina Wertmüller: qualunque evento si verifichi determinerà sì un’emergenza, “ma un’emergenza normale”. Con tutto si può imparare a convivere, nella speranza immobile dell’osservazione del cielo, interpretandone i segni, cercando di capire il futuro.

RACCONTARE L’APOCALISSE

E sarà stata per la tangenza di paralleli su cui poggiano Patmos e Reggio Calabria, se Rocco Carbone con il suo romanzo L’assedio – ripubblicato da Rubbettino – gioca da San Giovanni a raccontare un’Apocalisse sulla città di R. , guardando un cielo giallo, “basso e ostile“, da cui inizia a piovere una sabbia bianca e sottile.

romanzo apocalittico

Stretti in una morsa da clessidra invisibile, gli abitanti che decidono di restare aspettano la fine di questo fenomeno insolito, sconvolgendo abitudini, sovvertendo la morale e riscrivendo i confini tra giusto e sbagliato, adattandosi, perché da stato allarme, lentamente, si naufraga verso l’inevitabile accettazione: “l’emergenza diventò una condizione permanente“.

Una scrittura che non smette mai di richiamare, suggerire e allargare lo sguardo. Se la polvere che scorre, perseguita la comunità come l’aridità e la desolazione in Furore di John Steinbeck, alcuni dei suoi personaggi hanno l’introspezione e la grigia monotonia di Nikolaj Vasil’evič Gogol’: Saverio, il buon padre di famiglia impiegato alle poste, potrebbe essere uscito dalle pagine de Il cappotto per entrare in quelle de L’assedio.

Ma Rocco Carbone ha la misura e la forza per uscire da qualsiasi confine prestabilito per far coesistere tradizioni letterarie e mondi distanti, così che sorprende, leggendo, di ritrovarsi a chiedere quanto Cormac McCarthy ci sia nelle discussioni teologiche di padre Vincenzo Retez, nelle descrizioni apocalittiche della città, in questo confine tra uomo, giustizia e perdita dell’umanità.

E pur riuscendo a rendere universale la mente e i ragionamenti degli abitanti, non interrompe il legame con le tensioni storiche della città di Reggio Calabria: un grande esercito dai primi giorni della pioggia di sabbia circonda la città aspettando di intervenire, mentre nelle strade inizia una rete di guerriglia e bande armate per appropriarsi delle ultime scorte di cibo.

UN LIBRO CHE CI RIPORTA AI PRIMI LOCKDOWN

Difficile non pensare alla stessa violenza che dominò le strade dal luglio del 1970 al febbraio del 1971, durante i moti. Seguendo una strategia da piano sequenza, Carbone attraversa la città, incontra le piazze, le chiese, teme i vicoli e si abbandona all’abbraccio del lungomare di R.

seppure il cielo è la minaccia e primo motore dell’azione, ciò che interessa allo scrittore è la tessitura di relazioni e la loro decomposizione: osserva tutti Abramo, il più anziano condomino della palazzina di Saverio, e con ampio margine di anticipo profetizza la perdita della solidarietà iniziale nell’emergenza, la lotta senza quartiere e l’indifferenza verso il prossimo degli abitanti.

Un nuovo patto tra Dio e gli uomini, l’alleanza che sancisce un’indipendenza di arbitrio tra divino e terrestre su cosa sia giusto, sbagliato, morale e contingente. Perché è già una nuova Terra, la R. de L’assedio, è l’annuncio della rivelazione e apocalisse del tempo che verrà e forse che abbiamo già vissuto con il primo lockdown per la pandemia di Covid – 19.

È un romanzo che sembra precipitato sul pianeta Terra come la sua sabbia, L’assedio di Rocco Carbone. Un libro che viene da un futuro prossimo, eppure appartiene e rianima più passati possibili, che non conosce affiliazione a un solo tempo, popolo o nazionalità ma permette a ognuno di immedesimarsi nell’angoscia di guardare un presagio imminente e di chiedere, con un misto di preoccupazione e coraggio: “Ha visto il cielo?“.