La vita dell’italiano che costruì i grattacieli di New York (Rinascita)

del 29 Maggio 2013

Da Rinascita – 24 maggio 2013

Dalla carretta del mare che a sette anni lo portò verso ”la Merica”, alla boathouse della sua villa sulle rive dell’Hudson; dalle ”dolomiti lucane” ai grattacieli di Manhattan: iperbolica, esagerata, emblematica, la vita di Charles Paterno, nato Canio Paternò, da Castelmezzano (Potenza), è raccontata con rispetto e partecipazione dal giornalista Renato Cantore nel libro ”Il Castello sull’Hudson”. L’autore ricostruisce fin nei dettagli la biografia di un uomo la cui vita è già di per sé un romanzo. Lo fa con metodo giornalistico, attraverso i racconti dei familiari e portando il lettore sui luoghi di questa avventura straordinaria. Luoghi che ne sono parte attiva poiché, come dice Cantore in premessa, ”nessun’altra parte del mondo se non l’America potrebbe raccontare una storia come quella di Charles Vincent Paterno”. Nato povero in Lucania, emigrato bambino con la famiglia, questo signore di fine ‘800, dagli occhi brillanti e l’aria austera, nel giro di trent’anni diventa uno dei protagonisti dello sviluppo edilizio di New York City. La penna dell’autore lo segue passo passo in questa vita da favola, dalle atmosfere dickensiane dell’inizio a quelle hollywoodiane della seconda metà della sua vita. L’album coi ricordi di famiglia, che correda il libro, con le foto coi fratelli fino all’effige apposta sulle spettacolari costruzioni, rende ben tangibile quest’evoluzione. Paterno è stato tra i primi a tirar su i grattacieli ad uso abitativo, a intercettare i bisogni e i gusti della classe media in fatto di case, al punto da potersi vantare di aver dato un tetto a 28 mila persone in settantacinque palazzi nel West Side. Le ragioni del suo successo – come dimostra il racconto – sono nella capacità di pensare in grande e di andare contro corrente. Oltre che nell’avere sempre le carte giuste nel mazzo.

Inventore già da ragazzino, medico e per tutta la vita costruttore, questo selfmade man testardo e visionario investì anche più del necessario pur di realizzare il castello, dove poi sarebbe andato a vivere, sulle rive dell’Hudson, partendo da uno schizzo di sua moglie. Una scommessa vinta, perché poi sarebbe diventato uno dei posti privilegiati da cui ammirare lo skyline di Manhattan.

La vita dell’italiano che costruì i grattacieli di New York, come documenta Cantore, si chiude con un’iscrizione sulla lapide: ”Non manco di nulla”. Del resto, aveva avuto la realizzazione del suo sogno americano.

Di Enzo Quaratino

Ecco la versione integrale dell’articolo uscito su Rinascita all’interno della rubrica “Cultura – Leggere per capire e vivere meglio” curata da Francesca Audino

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