In Calabria serve rigore

di Antonio Ricchio, del 28 Settembre 2012

Dal Corriere della Calabria – 04/2012
La Casta delle Regioni raccontata da De Robertis, giornalista del Quotidiano Nazionale e autore di un libro dedicato agli sprechi della politica
In alcuni consigli regionali gli eletti sono forniti di telepass autostradali e parcheggi gratuiti, in altri di cellulari, iPad e bonus “frigobar”. Il tutto, sempre, accompagnato da decine di auto blu. Davanti a tutto questo Pierfrancesco De Robertis, responsabile della redazione romana del Quotidiano Nazionale, ha pensato bene di mettere su un interessante libro-inchiesta dal titolo “La casta invisibile delle Regioni“. La sua pubblicazione è coincisa proprio con lo scandalo che ha travolto la Regione Lazio.

De Robertis, ma è proprio vero che l’Italia è un Paese di “Batman”? O il soprannome dato al capogruppo laziale del Pdl, Franco Fiorito, resta un caso limite?

«L’idea che i soldi pubblici servono a mantenere la Casta è diffusa in tutto il Paese. Certo, gli esempi positivi non mancano ma nella maggior parte dei casi ci troviamo davanti a casi di sprechi e malcostume. La Casta è Casta, da Bolzano a Palermo. Senza eccezioni di latitudini e colori politici. Le Regioni oggi rappresentano uno dei problemi veri della nostra Italia. Uno Stato nello Stato. Venti repubbliche autonome nei cui confronti l’amministrazione centrale ha poche possibilità di fare controlli».

Il libro è un pugno al cuore per chi vuole avvicinarsi al mondo della politica. Lei scrive che i consigli regionali costano alla collettività oltre un miliardo di euro. Un costo addirittura maggiore a quello del mantenimento in vita della Camera dei deputati…

«Beh, lo devo ammettere: alcuni bilanci sono davvero divertenti. È il caso della Regione Sicilia, il cui costo equivale a quello di Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Liguria e Marche messe insieme… Si scopre così che all’Ars 80mila euro vengono investiti per “la celebrazione dell’Anniversario della prima seduta dell’assemblea siciliana”. Per coprire i costi di “attività istituzionali, relazioni esterne, cerimoniale e rappresentanza” vengono impiegati 750rnila euro. A cui contribuiscono – sotto la medesima voce “rappresentanza istituzionale e cerimoniale” – altri 342mila euro l’anno del presidente. Difficile spiegare, poi, i 480mila euro stanziati ogni anno per il “corrispettivo alla Fondazione Federico II per la diffusione dell’attività istituzionale e la promozione dei beni monumentali”. Come se non ci fossero già assessori e assessorati chiamati a svolgere lo stesso compito.

E se il Friuli spende 10mila euro per salvare le biblioteche nel deserto della Mauritania, in Liguria è stata affrontata la stessa spesa per “uno studio su un mezzo idoneo a meccanizzare alcune fasi produttive dell’aglio di Vessalico”.

Nemmeno la Calabria ne esce bene…

«No, infatti. Nel 2011 il consiglio regionale ha lavorato – nel senso di sedute – solo 14 giorni. Una performance non proprio esaltante, a cui se ne possono aggiungere tante altre che sono raccontate nel vostro libro Casta calabra, che ho letto».

Ma se dovesse citare qualcosa che l’ha maggiormente colpita in negativo su questa regione?

«Senza dubbio la sanità. Ho letto parte della relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori e disavanzi sanitari e, francamente, sono rimasto allibito. Lì dentro si parla di bilanci manomessi, di fatture gonfiate. In altri posti, per reati del genere si sarebbe finiti in carcere. Invece niente. E poi, secondo me, è un errore che il presidente della Regione sia pure il commissario chiamato ad attuare il Piano di rientro dal debito sanitario. lo sceglierei commissari non calabresi, serve il pugno di ferro per situazioni come quella nostra. Per non parlare dei bilanci orali di

cui si è parlato pure a livello nazionale. Una roba che non esiste neanche nelle società bocciofile».

Forse la colpa è anche di una certa burocrazia che è troppo asservita alla politica…

«Non c’è dubbio che sia così. Molti degli sprechi sono determinati da prebende e incarichi dati a chi sta alla guida della macchina amministrativa. E qui torna di nuovo utile l’esempio dell’assemblea siciliana. I 250 dipendenti palermitani possono contare su uno stipendio di tutto rispetto (recentemente decurtato del 15 per cento). Si comincia a inizio carriera con una retribuzione di 5.488 euro lordi al mese, che dopo 24 anni di servizio lievitano (sempre al lordo) a 9.527. Qualche incarico, e lo stipendio sale ancora. Un segretario generale, ad esempio, arriva a prendere 13.145 euro».

Un’ultima domanda: come mai ha scelto di lavorare con un editore calabrese?

«Quella di Florindo Rubbettino è una felice eccezione in un mondo dove trovare imprenditori sani e seri è diventata quasi un’impresa. Non appena ha saputo delle mia volontà di scrivere un volume di questo genere, si è fatto avanti proponendomi di collaborare. Credo, ma soprattutto spero, sia stata una felice intuizione”.

Di Antonio Ricchio

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