Unità d’Italia, l’appello di Domenico Lanciano: si valorizzi il ricordo di Pontelandolfo 1861 (altomolise.net)

del 14 Marzo 2019

Domenica 17 marzo 2019 segna il 158mo anno dalla proclamazione dell’Unità d’Italia al Parlamento di Torino nel 1861. Pochi sanno che l’Italia non ha ancora chiesto scusa a tutto il Sud non tanto per la proditoriainvasione ed annessione (e il conseguente smantellamento socio/economico) quanto perla sanguinosa repressione sabauda che ha causato oltre un milione di morti in difesa del Regno di Napoli einnumerevoli deportazioni di massa in paurosi lager disseminati in tutto il nord, dei quali il più tristemente noto è quello di Fenestrelle sulle Alpi piemontesi.

Intanto che si abbia tuttala verità storica sulla intera conquista meridionale del Paese, lo Stato (tramite il prof. Giuliano Amato) ha chiesto formalmente scusa nel 2011 (dopo 150 anni)soltanto alla popolazione di Pontelandolfo per il massacro e l’incendiodel paese del 14 Agosto 1861 con questa semplice frase,  fatta poiscolpire su marmo: “A nome del Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, vi chiedo scusa per quanto qui è successo e che è stato relegato ai margini della storia”.

E sui tanto discussi fatti di Pontelandolfo dell’agosto 1861 prova adesso a raccontarci la sua investigazione l’ottimo giornalista, scrittore, docente di storia e filosofia Giancristiano Desiderio (nato a Pompei nel 1968), con un libro fresco di stampa (gennaio 2019), pubblicato e diffuso dall’editore Rubbettino con l’emblematico titolo “Pontelandolfo 1861 – Tutta un’altra storia”. L’Autore analizza storicamente i fatti e riconsidera al ribasso le stime delle morti causate da una rappresaglia dell’esercito piemontese con l’incendio dell’intero paese, che allora faceva parte del Contado del Molise (oggi in provincia di Benevento) ed aveva 4375 abitantianagrafati. Stessa distruzione toccò, in contemporanea, ai vicinipaesi di Casalduni  e di Campolattàro (rispettivamente 2649 e 1598 abitanti al censimento del 31 dicembre 1861).

Tale nuova opera, meritevole ed equilibrata nella scrittura e nelle intenzioni,è però destinata ad attraversare più di una aspra polemica e, a parere dell’Università delle Generazioni, sembra più un giallo, un poliziesco e un “thriller” di 150 pagine piuttosto che la ricerca lungimirante di una verità complessiva seppure tramite la “biopsia” di tale importante reperto quale resta  Pontelandolfo nel contesto di un delitto più grande, esteso ed efferato.

A volte, nei libri o nei resoconti è più importante ciò che non c’è o non si dice (ma si sente che avrebbe dovuto esserci) piuttosto ciò che c’è (messo lì intenzionalmente o distrattamente). E, infatti, ci troviamo come dinanzi al particolare poliziesco di una foto di cui non ci è dato constare o immaginare il contesto generale. E questo limite d’indagine non è utile a capire il movente e l’azione dell’assassino che pure ha commesso altri più gravi delitti essendo implacabilmente seriale. Purtroppo, ancora oggi.

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