Tra Fascismo e Repubblica: la memoria dimenticata (Umbria7.it)

di Redazione, del 20 Settembre 2023

Gianni Scipione Rossi

Ladri di biciclette

L'Italia occupata, la guerra civile 1943-1945, la memoria riluttante

In Bct la presentazione del libro di Gianni Scipione Rossi, “Ladri di biciclette”

TERNI – Dire Ladri di biciclette è dire tante cose. E’ raccontare l’Italia del dopoguerra, il ruolo del cinema  nella ricostruzione  morale del Paese, la dignità della classe operaia, di un uomo (Antonio Ricci) a cui rubano la bicicletta che dovrà rubarne un’altra per evitare il licenziamento, la povertà della periferia di Roma, dell’altra faccia della capitale. E’ ricordare un  capolavoro del neorealismo:  tra le prime testimonianze di come la maggioranza degli intellettuali italiani non abbia avuto il coraggio di rappresentare senza reticenze, con le sue luci e le sue tragiche ombre, il periodo che va dal 25 luglio 1943 alla Liberazione del 25 aprile 1945.

Ma è anche  l’ultima fatica di  Gianni Scipione Rossi (Rubbettino editore), scrittore, giornalista e storico. Che in un volume, partendo dal romanzo di Luigi Bartolini pubblicato nel 1946, porta all’evidenza di un altro tipo di furto, quello più generale della memoria, del suo essere stata adattata in modo da non far sentire troppo il dolore di un passato talmente recente da essere presente. Un passato che in fondo continuerà a “premere” finché non si sarà stati in grado di accettarlo, riconoscerlo e metabolizzarlo. Perché, dice l’autore, la maggioranza degli intellettuali italiani non ha avuto «il coraggio di rappresentare senza reticenze il periodo che va dal quel 25 luglio del ‘43 alla Liberazione». Il romanzo che Bartolini pubblica nel ‘46 era ambientato nella Roma del ‘44 .  Il film racconta nel 1948 la Roma affranta del dopoguerra, che con fatica, come tutta l’Italia, cerca di rinascere. Ma il romanzo narra di un furto avvenuto nel settembre 1944, quando la città, dopo quella nazista, subisce l’occupazione angloamericana. È il biennio della guerra di Mussolini perdura, la guerra che gli italiani non volevano. Il biennio della morte della Patria, della guerra civile, di chi combatte e di chi sta a guardare, dalla casa in collina di Cesare Pavese. Il tempo della sofferenza e dell’ambiguità. Scavare nelle riviste, nei diari, nelle memorie, nella cinematografia dell’epoca, aiuta a comprendere perché sia stato così difficile fare collettivamente i conti con quel passato. Fra gli episodi del passato citati da Gianni Scipione Rossi nel suo libro, quello che avvenne a Perugia nel capodanno del 1947, dove l’ex partigiano Corrado Sassi e l’ex soldato della Repubblica Sociale Alberto Cagnoli che tentarono una riconciliazione fra le due parti in nome del bene e del futuro dell’Italia.  Un episodio  che ebbe risonanza nazionale, ma mal visto dagli intransigenti di partito. Un episodio che permette una diversa e umanizzata lettura della storia contemporanea.