‘Ndrangheta in tutto il Paese. “Boss a braccetto con la politica” (Il Fatto quotidiano)

di Lucio Musolino, del 12 Ottobre 2012

Da Il Fatto quotidiano – 11 ottobre 2012
La ‘ndrangheta e la politica vanno a braccetto. In Calabria e nelle capitali finanziarie italiane. Enzo Ciconte, docente di Storia delle organizzazioni criminali a Roma Tre, lo ripete da anni, l’ha scritto nel suo libro sulle infiltrazioni delle cosche nel Nord (‘Ndrangheta padana, Rubbettino) sottolineando la differenza tra l’onorata società calabrese e le altre mafie. “La ‘ndrangheta è l’unica organizzazione mafiosa che ha avuto rapporti con il mondo della politica al di fuori della Calabria. Né Cosa Nostra né la Camorra hanno mai avuto a che fare con i politici delle altre regioni”.

Professore, come si può arrivare a dimostrare che i politici del centro-nord interloquiscono solo con la ‘ndrangheta?

In tutti i Consigli comunali sciolti per mafia nel Lazio, in Lombardia, in Piemonte e in Liguria è stato accertato il condizionamento ‘ndranghetista: Nettuno in provincia di Roma, Bordighera e Ventimiglia in provincia di Imperia, Bardonecchia, Leinì e Rivarolo Canavese in provincia di Torino La ‘ndrangheta ha un progetto di insediamento nel mondo politico del centro-nord. Non è un episodio isolato. Se a questo aggiungiamo la vicenda Fondi il quadro è abbastanza inquietante.

In cosa le cosche calabresi sono più capaci nel rapportarsi con la politica?

Le ‘ndrine sono dislocate in questi territori e consentono una presenza capillare tanto al sud quanto al nord e al centro. Non dimentichiamo la vicenda della famiglia Lampada che ha coinvolto esponenti della cosca Condello di Reggio Calabria, un consigliere regionale del Pdl di Cosenza, Franco Morelli, che è stato arrestato, e il sindaco Gianni Alemanno che ha sostenuto il politico calabrese e ha magnificato l’imprenditoria dei Lampada al Café de Paris a Roma, all’epoca era di proprietà degli Alvaro.

Intanto in Lombardia l’assessore Domenico Zambetti, Pdl, è stato arrestato.

I 200 mila euro che ha pagato l’assessore (50 euro a voto) non sono una novità. Nel mio libro ‘ndrangheta padana avevo già rivelato che c’erano stati uomini del Pdl e della Lega che avevano rapporti con le ‘ndrine e che qualcuno di loro aveva preso i voti delle cosche. Quindi l’arresto di Zambetti è un’ulteriore conferma che l’inquinamento e la presenza della mafia nelle istituzioni sono molto più profonde di quanto qualcuno non volesse ammettere.

Cosa si può fare a questo punto?

Questa vicenda milanese deve fare riflettere i “saggi” che stanno approntando la legge elettorale, perché se si introducono nuovamente le preferenze, la ‘ndrangheta si comprerà mezzo Parlamento prossimo venturo.

E non ha più la concorrenza di Berlusconi visto che l’ex presidente del Consiglio ha anticipato di ritirarsi dalla politica. Il fatturato presunto della ‘ndrangheta, che in Calabria conta 4500 affiliati, è di 44 miliardi di euro, quindi non ha un problema di liquidità. Se si fa una campagna elettorale, è in grado di finanziare e procurare voti. Bisogna stare molto attenti. Uno dei modi per scongiurare questo sono i collegi uninominale. Col meccanismo delle preferenze c’è il controllo del voto attraverso la possibilità delle cosche di fornire agli elettori una sequenza di nomi che altri non voteranno. La presenza nell’urna di quella sequenza di nomi dimostrerebbe che l’elettore ha votato seguendo l’indicazione dei boss.

Come se ne esce?

Il controllo non è possibile, o quanto meno è più difficile per la ‘ndrangheta, con i collegi uninominali. Bisogna controllare a uno a uno i candidati perché nei territori si sanno chi sono i mafiosi, non c’è bisogno che lo dicano i magistrati. E questo è un compito del candidato a presidente che deve garantire la bontà delle liste.

Il Comune di Reggio Calabria è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. È il primo capoluogo di provincia a subire l’onta del commissariamento. C’erano alternative?

A Reggio si parla di borghesia mafiosa. Credo che bisogna fare un salto in più dicendo che un pezzo di borghesia è diventata ‘ndrangheta. Cioè non sono due cose distinte e separate. Molti arrestati e inquisiti appartengono alla borghesia. Professionisti e imprenditori di varia natura. La politica è dentro questo pezzo di borghesia. Lo scioglimento andava fatto, è il risultato delle indagine degli ultimi anni. La situazione è malata e compromessa.

Di Lucio Musolino

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