Il welfare sussidiario non va penalizzato (Avvenire)

del 13 Giugno 2013

Giuseppe Rusconi

L’impegno

Come la Chiesa italiana accompagna la società nella vita di ogni giorno

Da Avvenire del 13 giugno 2013

ROMA. Un libro come punto di partenza. Una certezza come punto di arrivo. «Non abbiamo forzieri da riempire, ma risorse da condividere. E questa è una ricchezza per il Paese». Il libro è quello di Giuseppe Rusconi, «L’impegno» (Rubbettino editore), che stima in 1 I miliardi di euro all’anno l’apporto in servizi che la Chiesa italiana garantisce alla società. La certezza è quella espressa dal direttore di «Avvenire» Marco Tarquinio nel dibattito con il tesoriere del Partito Radicale Maurizio Turco ieri in occasione della presentazione del volume nella sede della Stampa estera. «In realtà – ha notato Tarquinio nel corso del contraddittorio moderato da Giuseppe di Leo – si tratta di dati approssimati per difetto. Nessuno, neanche la stessa Cei, sa dire infatti quanto valga in termini monetari tutto ciò che viene offerto dalle varie realtà ecclesiali. Ma è sicuro che le attività promosse dalla Chiesa in campo sociale e caritativo sono molto apprezzate dalla gente sia per gli aspetti educativi sia per la bontà dei servizi. E proprio per questo – ha aggiunto – gli italiani firmano volentieri 1’8 per mille per la Chiesa cattolica, perché vedono dove vanno a finire i soldi e toccano con mano la bontà delle opere fatte con quelle risorse». Di fronte all’evidenza dei numeri, anche Turco ha dovuto riconoscere che «è tutto vero quello che è scritto nel libro. Ma personalmente – ha sottolineato – sono preoccupato dall’assenza dello Stato che viene meno ai propri doveri e lascia così spazi che vengono riempiti da altri soggetti come la stessa Chiesa». Tarquinio ha ribattuto che «le opere sociali della Chiesa, e in generale il mondo del non profit (che “respira” principi cristiani, anche quando cristiano non è) producono oggi un welfare sussidiario che sarebbe deleterio penalizzare». Il discorso è caduto naturalmente sulla disciplina dell’Imu per gli enti del non profit, che secondo la Ue avrebbe violato le regole della concorrenza (ma la procedura è stata poi motivatamente archiviata). Perciò proprio di fronte a uno dei promotori del contenzioso in sede comunitaria, e riprendendo l’argomento di Turco sull’assenza dello Stato, il direttore di «Avvenire» ha notato che «siamo arrivati all’assurdo che anziché punire uno Stato inefficiente sono state penalizzate le realtà non profit (non solo della Chiesa) che svolgono supplenza, e in definitiva i fruitori dei servizi».

Mimmo Muolo

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