Poveri messi al “bando”

di Piero Innocenti, del 7 Settembre 2012

Dal Corriere della Sera, Alto Adige – 07 settembre 2012
Provo sgomento e amarezza per la dichiarazione di guerra agli «accattoni» richiesta, alcuni giorni fa a Bolzano, da alcuni consiglieri comunali.

Pensavo fossero ben altri i «problemi» sociali che continuano a tormentare le famiglie. La stessa delusione provata per lo scalpore mediatico suscitato dalla notizia, di tre mesi fa, della «linea dura» adottata dal Comune della ricca Milano contro lavavetri e accattoni (Corriere della Sera del 16 aprile). Questi ultimi, quando si incontrano in strada a chiedere l’elemosina, sono quasi sempre considerati da taluni cittadini «molesti e aggressivi». La città, inoltre, non può certo diventare un «refugium peccatorum», come aveva affermato don Roberto Davanzo, direttore della Caritas milanese che, però, si era affrettato ad aggiungere: «Servono progetti per aiutare queste persone sfruttate da organizzazioni criminali».
Con le elezioni amministrative che erano alle porte, l’esigenza di «bonifiche umane», in alcune città dove c’è poca tolleranza, appariva una delle priorità.

In campo, dunque, erano scesi i vigili urbani e i «conti» erano stati presto fatti; in poche ore, settantadue persone «allontanate» (dirottate dove?), tre accompagnate per l’identificazione, tre denunciate (ignoto il reato). La pubblicità fatta con i mezzi d’informazione era stata opportunamente indirizzata a restituire più «serenità» alla gente. Le «autorità» istituzionali avevano ancora una volta dimostrato attenzione, tempestività e rigore! La stessa durezza che avevano mostrato, tre anni prima, molti sindaci, con le vergognose e palesemente illegittime ordinanze (così verranno giudicate, poi, dalla Corte costituzionale), emanate dopo che l’allora ministro dell’Interno, il leghista Maroni, con un decreto ministeriale del 2008 le aveva rese possibili per garantire la «sicurezza e la tranquillità urbana». Erano i «bandi» moderni dalle città contro i «pericolosi» questuanti e le prostitute in strada.

Certo, i problemi delle città non si risolvono dando addosso alla povera gente, ma le autorità si muovono sempre con la stessa insipienza e arroganza che la storia ci mostra. Quasi cinquecento anni fa (nel 1528), a Venezia, a causa della presenza ingombrante di una moltitudine di «campagnoli», fu emanato un provvedimento contro l’accattonaggio. Anche allora i mendicanti dovevano essere allontanati e «rispediti» nei luoghi di origine (sul punto un interessante passaggio del libro di Enzo Ciconte, «Banditi e briganti», Edizioni Rubbettino, 2011). La Roma dei papi non faceva eccezione. il pontefice Pio IV, nel 1561, vietava l’accattonaggio in tutta la città, dimostrando una concezione davvero singolare dell’insegnamento evangelico. Qualche secolo dopo, le autorità hanno ancora nel mirino gli oziosi e i vagabondi, ai quali si affiancano «gli stranieri privi di mezzi e di recapiti». Siamo nel 1901 e Giovanni Giolitti, da poco ministro dell’Interno, richiama energicamente i prefetti a un maggiore impegno nel settore perché «la sicurezza pubblica è seriamente minacciata».

Tre anni dopo è il prefetto di Genova, con una lettera inviata al ministro dell’Interno, a sottolineare l’esigenza di procedere ad arresti di massa innanzi ai numerosi reclami dei cittadini che si lamentano dell’arroganza e della petulanza dei vagabondi che «chiedono l’elemosina con modi prepotenti e vessatori». Anche allora per i poliziotti l’ordine è di setacciare la città e «ripulirla». Lo scenario, come si vede, non è affatto

mutato. Ancora oggi dobbiamo assistere, in alcune città del nord Italia, a questa vergognosa repressione. Tolleranza zero per fatti irrisori. Pugno duro e faccia feroce contro i poveracci, in particolare stranieri. Clamore, dunque, sui lavavetri e sui mendicanti. Silenzio sugli accordi che si vanno facendo in giro per l’Italia tra mafiosi e politici. Guai a essere poveri e a tender la mano in strada. Si è «marchiati» in modo umiliante e vessatorio. Per sempre.

Di Piero Innocenti

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