Esce in libreria “Finanze Vaticane”. L’avvincente storia del rapporto della Chiesa con lo sterco del diavolo

del 17 Luglio 2012

Quella del rapporto tra la gestione del danaro e la Chiesa è una storia di antica data, vecchia tanto quanto lo stesso cristianesimo. Se è vero che proprio Gesù  aveva avvertito i discepoli dal guardarsi bene dall’avere due padroni e che si doveva scegliere se servire Dio o Mammona (termine di origine aramaica che indica probabilmente “il tesoro sotterrato”) è pur vero che sin da subito si dovette comunque affrontare il problema della gestione del denaro, non fosse altro che per le elemosine.
Ed è proprio questa ambivalenza che ha caratterizzato da sempre la storia della Chiesa fatta di mendicanti come il Poverello d’Assisi e di Papi Re.
Degli anni più recenti di questa storia, dal papato di Pio XI – durante il quale si arrivò al Concordato con lo Stato Italiano e il conseguente risarcimento versato alle casse vaticane di un miliardo e 750 milioni di lire – a quello di Benedetto XVI e del bailamme che ha travolto la curia romana negli ultimi tempi, ci racconta con il solito acume il decano dei vaticanisti italiani, Benny Lai, in questo sfizioso libro intitolato Finanze Vaticane. Da Pio XI a Benedetto XVI.
Come avverte lo stesso Lai nella nota introduttiva è facile conoscere le strutture della Curia romana “Ma per penetrare in quel mondo spesso misterioso, ridotto all’essenziale, in cui le persone quando parlano usano esse stesse un codice (…) occorrono anni, bisogna formarsi un capitale di relazioni, esperienze, confidenze. Ed è appunto quello che è stato fatto mettendo insieme alle notizie quanto mi hanno raccontato coloro che hanno diretto le amministrazioni finanziarie del Vaticano”.
E arricchire la storia ufficiale di aneddoti, confidenze riservate, curiosità, notizie inedite e particolari finora poco noti è quanto è riuscito a fare Benny Lai consegnandoci questo gustoso libro che riesce certamente a raccontare vizi e magagne d’Oltretevere ma lo fa in maniera quasi divertita, senza cattiveria e senza quel gusto per lo scandalistico che alla lunga annoia e infastidisce.

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