La vera posta in gioco delle elezioni, la collocazione europea dell’Italia e il ruolo di noi candidati (Huffingtonpost)

di Stefano Ceccanti, del 1 Febbraio 2018

Riformisti

L'Italia che cambia e la nuova sovranità dell'Europa. Idee per il Partito democratico

a cura di Vittorino Ferla

Caduta la polvere delle polemiche sulla scelta dei singoli candidati, qual è la vera posta in gioco di queste elezioni, senza disperderci in mille rivoli e dettagli?

Si può individuare in qualche modo e, se sì, si può spiegare?

Come mi disse alcuni anni fa il sociologo Luca Diotallevi, con l’estensione, pur contraddittoria, della Terza Ondata democratica: “Si può parrocchializzare Popper? Perché se si può parrocchializzare, svoltiamo”. Si può cioè veicolare un’idea attualizzata di società aperta, liberale e democratica, a un livello comprensibile in una parrocchia?

Se una posta chiave c’è, spetta soprattutto ai candidati spiegarla, parrocchializzarla, ma con quale elaborazione alle spalle che la individua in modo rigoroso? Da che basi posso partire per spiegarlo ai miei elettori del collegio plurinominale Pisa-Livorno-Poggibonsi? Certo, ci saranno i programmi, ma con quelli, sempre utili e anzi necessari, c’è sempre il rischio di disperdersi, di non gerarchizzare bene i messaggi. In questa ricerca della vera posta in gioco consiglio vivamente a tutti i candidati del Pd e del centrosinistra il libro che sta uscendo dall’editore Rubbettino, “Riformisti. L’Italia che cambia e la nuova sovranità dell’Europa”, che riprende alcuni degli interventi al convegno dei primi di dicembre dell’associazione Libertà Eguale.

Essa, va ribadito, nulla ha a che fare col recente cartello elettorale Leu perché da diciotto anni, come spiega Enrico Morando nel suo intervento, lavora per una chiara prospettiva di centrosinistra di governo, che oggi corrisponde alla coalizione intorno al Pd. Giorgio Tonini spiega poi che ciò che distingue la sinistra riformista è il distinguere bene le grandi finalità dai mezzi contingenti con cui esse si fanno valere, mentre la sinistra conservatrice idolatra gli strumenti di ieri (che magari in passato aveva avversato) come se solo con essi si potesse essere fedeli ai fini. La società aperta oggi ha bisogno di un diverso assetto dei poteri, che superi lo status quo dell’attuale Ue, distinguendo bene l’area della cooperazione politica rafforzata da quella che è una una semplice area di libero scambio. È solo con una nuova sovranità europea su alcune questioni chiave che alcuni problemi possono essere efficacemente affrontati e non con patetiche retoriche su fantomatici recuperi di sovranità che isolerebbero l’Italia nella sua impotenza. Le elezioni italiane si inseriscono in questa finestra temporale decisiva, segnata, come spiega Vittorio Ferla nell’introduzione, dalla presidenza francese di Macron e dalla coalizione Merkel-Schulz in corso di formazione.

Sergio Fabbrini motiva quindi da par suo perché le elezioni sono analoghe a quelle del 1948, dato che è in gioco non tanto la sostituzione di una maggioranza a scenari esterni invariati, ma davvero la collocazione dell’Italia nel futuro sdoppiamento delle istituzioni europee (nella zona a integrazione forte con tutti gli altri fondatori della Comunità oppure esclusa da essa qualora prevalessero i vari populisti, facendola diventare l’alleato meridionale del cosiddetto gruppo di Visegrad) e ci presenta le soluzioni tecniche più ragionevoli per incarnare questa linea, che l’Italia potrebbe dovrebbe e potrebbe proporre a Francia e Germania, come in parte sta già facendo in queste settimane l’attuale esecutivo.

Giorgio Tonini ne trae le conclusioni politiche, segnalando che solo una guida del governo di nuovo a direzione Pd può interagire positivamente con Francia e Germania perché la Lega sta chiaramente dalla parte opposta, mentre il centrodestra e il cartello di Leu sono su questo punto del tutto eterogenei al loro interno e il Movimento 5 Stelle alterna posizioni ambigue ed equivoche.

Antonio Funiciello, Michele Salvati e Salvatore Vassallo ci spiegano poi come dovrebbe ulteriormente mutare il Pd per essere coerente con questo disegno, mentre Marco Leonardi, Pietro Ichino, Giovanni Lattanzi, Irene Tinagli e il Gruppo Tortuga illustrano le conseguenze di questa impostazioni sulle policies economico-sociali, facendo il bilancio delle molte cose fatte in questa legislatura e quelle da fare o da correggere. Il bilancio complessivo è ulteriormente precisato da Claudio Petruccioli, mentre il sottoscritto pone il problema di quali incentivi istituzionali possano essere utili e praticabili in futuro dopo la sconfitta nel referendum costituzionale, che ha politicamente archiviato alcune soluzioni, ma che non ha soppresso l’esigenza di fondo di avere istituzioni europee per l’Italia.

Enrico Morando riassume poi il complesso delle proposte maturate, mentre a sigillo del testo compaiono lo storico discorso di Macron alla Sorbona e il messaggio al convegno di Giorgio Napolitano. Questa è la posta in gioco vera. Spieghiamola, parrocchializziamola nei nostri tanti incontri coi cittadini. Se ci riusciamo avremo svoltato.

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