Decidere di non decidere (Il Sole 24 Ore)

di Matteo Muzio, del 19 Dicembre 2014

Da Il Sole 24 Ore

Cambiare tutto per non cambiare niente o non salvare neanche le apparenze? Che cos’ha portato un Paese che ha realizzato in soli otto anni un’opera come l’Autostrada del Sole a impiegare tempistiche infinite anche per realizzare opere minime come ponti o tunnel? In Opzione Zero: Il virus che tiene in ostaggio l’Italia, Francesco Delzio analizza quali sono gli elementi che bloccano la crescita e che stroncano sul nascere le nuove idee. L’autore, che già nel 2007 aveva iniziato l’analisi delle difficoltà generazionali degli allora trentenni in Generazione Tuareg, oggi invece guarda alle difficoltà strutturali e alle malattie del paziente Italia. E le infrastrutture, nonostante il background dell’autore, dirigente di Autostrade per l’Italia, c’entrano in minima parte.
La carrellata sugli immobilismi comincia dal potere forte per eccellenza: quello della magistratura, vero killer di leggi e di carriere politiche, negli ultimi assurto ad arbitro di ogni minima decisione, come nella riunione ministeriale descritta in uno dei capitoli iniziali del libro. Il pamphletinvettiva prosegue poi nel descrivere l’apparato bizantino delle soprintendenze dei beni culturali, che mira a preservarli tenendoli chiusi e a respingere i finanziamenti privati.
Fino alla più pericolosa delle “Opzioni Zero”: quella dei giovani che hanno perso la capacità di reagire smettendo di studiare, di lavorare e di formarsi in qualsiasi modo. Quelli che, per intenderci, popolano i bar delle cittadine del Sud, da sempre luoghi di aggregazione degli anziani, ora diventati i luoghi della rinuncia e della perdita di tempo. Ma come spezzare la cappa di cupezza e di sfiducia? Come rompere il circolo vizioso? Intanto guardando a quello che è stato fatto dal 2006 a oggi. Da Paese gerontocrate, l’Italia ha una giovane classe dirigente, a cominciare dal suo Primo ministro, di neanche quarant’anni, preceduto da Enrico Letta, che neanche ne aveva cinquanta. Da una ricostruzione della politica, ridotta a sparate populiste senza contenuto, con la ricostruzione di diversi think tank che diano una solidità di contenuti alla politica. Dando fiducia a chi ha voglia e capacità di fare bene, ad esempio adottando un monumento. Restituendo dignità anche alle professioni, come quella, eretta a esempio, dell’idraulico. Perché se la “generazione Tuareg” è uscita dal deserto, quella out (a cui appartiene chi scrive) rischia di non cominciare neanche la traversata.

di Matteo Muzio

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