Nostro Signore del deserto (Il Sole 24 Ore)

di Giovanni Santambrogio, del 20 Gennaio 2014

Da Il Sole 24 Ore del 19 gennaio

Adriana Zarri appartiene alle figure controverse del cattolicesimo italiano. Leader giovanile dell’Azione cattolica, dal 1952 intraprende un’attività giornalistica che la vede presente su numerose testate dall’«Osservatore Romano» a «Sette giorni», dal «Regno» a «Concilium». Vive intensamente la stagione del Vaticano II e si colloca nell’area progressista cui resta legata con le sue scelte politiche a sinistra. Si afferma come donna teologa e sostenitrice di un cristianesimo vissuto nella storia prendendo posizione. La domenica teneva una rubrica su «Il manifesto» dal titolo Parabole. La sua è stata un’esistenza alla ricerca di Dio e di questo ha sempre scritto. Rubbettino ripropone Nostro Signore del deserto, una raccolta di riflessioni sulla preghiera che Adriana Zarri pubblicò nel 1991 (Cittadella). Erano voce di un percorso condotto su quindici anni di vita appartata per conoscere Dio e parlargli. Come si prega? Ma prima ancora che cos’è la preghiera? È «chiedere il regno»- dice – che è l’adempimento della sua volontà. Ovvero la salvezza che è ben più grande delle piccole richieste che si possono avanzare per noi stessi. Ma nella “grande” domanda sono incluse anche le singole invocazioni. Il “Padre nostro” fa da riferimento. Sul “come pregare” la Zarri offre una serie di meditazioni passando in rassegna la crisi della preghiera, la liturgia e la sua riforma, la pietà popolare e la “mercificazione della preghiera”. Sua convinzione è che «un rapporto profondo con le cose è già un rapporto implicito (e spesso esplicito) con Dio; un incontro intenso con l’uomo è già un incontro mediato (e spesso immediato) con lui». Pregare è una modalità di vita che ha nell’amore la sua prima espressione.

di Giovanni Santambrogio

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