Se in politica si fa presto a dire populismo (La Gazzetta del Mezzogiorno)

di Nico Perrone, del 21 Aprile 2016

Da La Gazzetta del Mezzogiorno del 21 aprile

Una nuova stagione per una categoria politica che sembrava consegnata alla storia, e invece si dimostra un elemento importante del dibattito. Non succede di frequente che la politica contemporanea faccia propri elementi che ne hanno caratterizzato la storia e che parevano ormai interessare soltanto l’analisi del passato. L’iniziativa viene dal libro che Raffaele Chiarelli ha curato per Rubbettino dal titolo Il populismo tra storia, politica e diritto (pp. 404, euro 19). L’autore è noto per avere a lungo insegnato all’Università di Bari, prima di trasferirsi nella capitale.
Chiarelli si caratterizza per il realismo della sua analisi: egli non ha alcuna inclinazione di studioso e protagonista della politica per il populismo, del quale anzi sottolinea la sostanza antidemocratica. Egli ritiene anzi che esso vada analizzato con la necessaria severità. Oggi esso non pare però eliminabile dalla vita politica: occorre riconoscerne le caratteristiche, anche le galoppanti degenerazioni. La conoscenza scientifica di esso rappresenta in buona sostanza il vero antidoto – ideologico e politico – a ogni sua possibile degenerazione in vero e proprio nemico della politica: insidiosamente, esso si manifesta «anche attraverso particolari forme di retorica».
Il riferimento forte dell’analisi di Raffaele Chiarelli è per forza di cose indirizzato verso uno dei pochi teorici della politica ancora capaci di occupare la scena, Giovanni Sartori, con analisi fredde e intelligenti. Egli è un teorico di parte conservatrice, ma particolarmente attrezzato con strumenti di analisi e conoscenza profonda della realtà politica contemporanea. Chiarelli osserva giustamente che «l’omologazione alla democrazia governante» rende il populismo «quasi un’esigenza fisiologica della democrazia». Chiarelli perciò intitola così il capitolo d’apertura del suo libro: «Il populismo come patologia della democrazia».
Il libro raccoglie diversi saggi, dei quali non si riesce a dare pienamente conto nella brave recensione di un quotidiano. Basti qui ricordare, per esempio, il contributo di Maurizio Serio, intitolato Populismo e culture politiche, che analizza uno dei temi oggi al centro del dibattito politologico. Il saggio va alle origini storiche del problema, e si sofferma in modo particolare sul populismo contemporaneo, che chiama giustamente «neopopulismo», per meglio caratterizzarlo rispetto agli esempi analoghi del passato. Si tratta di una categoria della politica con cui ci tocca fare continuamente i conti, non solo in Italia, ma in buona parte del mondo occidentale. Maurizio Serio prende le mosse da analisi che sono maturate nella London School of Economics fin dai tardi anni ’60 del secolo appena trascorso.
In questo nuovo libro, la scienza della politica e lo stesso dibattito politico contemporaneo scopriranno stimolanti contributi di analisi, di confronto e di documentazione.

di Nico Perrone

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