Un umile servo nella vigna del Signore (2righe.com)

di Vincenzo Manfredi, del 7 Marzo 2023

Giacomo Galeazzi

Ratzinger

Il Papa sceso dal trono

Sono trascorse alcune settimane dalla salita al cielo di Papa Benedetto XVI. Umile ricercatore della luce del Vangelo, capace con gentilezza di difendere principi bimillenari, di rendere vivo il mistero.

IL libro di Giacomo Galeazzi riesce a condensare una storia incredibile all’interno di un racconto che tiene con il fiato sospeso, ma che allo stesso tempo ridona un senso e un significato profondo ad una storia incredibile di cui siamo stati testimoni, inconsapevoli e sgomenti.

Una storia senza precedenti in due millenni di storia è ciò che si indaga nel libro del giornalista Giacomo Galeazzi, vaticanista de La Stampa, nel suo nuovo libro “Ratzinger. Il Papa sceso dal trono”, per i tipi di Rubbettino.

Il 28 febbraio 2013 Benedetto XVI che tante volte aveva alzato la voce a difesa dei principi non negoziabili, contro il peccato interno alla Chiesa – considerato ‘la peggior persecuzione’ – abdicò ritirandosi in preghiera al Mater Ecclesiae, l’ex monastero nel cuore dei Giardini vaticani. Due Papi, una sola chiesa. Tanto è stato scritto, indagato, sussurrato, ma nulla ancora conosciamo con certezza. Si accavallano le narrative, a seconda degli interessi, delle appartenenze. Tanti sono stati i non detti, le smentite, le lacerazioni interne ed esterne che hanno messo a dura prova la barca di Pietro, quella Chiesa che il Prefetto della Congregazione della Fede, sotto il regnante Papa Giovanni Paolo II (divenuto santo a furor di popolo e non solo) aveva contribuito non poco a strutturare la luce diffusa, ai naviganti incerti nel procedere tempestoso della storia. E ora, ancora ora , potremmo dire che è tutto da rifare.

E con le sue dimissioni la storia cambia…Galeazzi usa il termine: “sceso dal trono”, un trono riferito al soglio pontificio e che rende il Cooperatores Veritatis (motto pontificio di Ratzinger) sul serio un umile lavoratore nella vigna del Signore. Si fa da parte colui che tanto aveva avuto a che fare con il Concilio Vaticano II; che tanto aveva lavorato per un Papa, Karol Woytila, che piaccia o meno ha cambiato la storia. Ma poi di storia c’è ne stata un’altra. Un pastore, Benedetto XVI, che aveva anche richiamato e bastonato la Chiesa perduta a ritornare al Fondatore, ma che ad un certo punto decide di “nascondersi la mondo”, per essere di sostegno al mondo, almeno secondo le stesse affermazioni di Joseph Ratzinger.

“Allora, utilizzando l’adagio teologico – credo ut intelligam – il Pontefice polacco e il suo successore tedesco hanno voluto esprimere che nella teologia io accetto un dono che sì mi precede, ma che mi fa scoprire e comprendere la vita vera, cioè nel vissuto ordinario e quotidiano, cioè la Chiesa” scrive Galeazzi in riferimento al Vescovo Vecerrica, più volte citato nel testo. Nella Deus Caritas Est Gesù è la persona incarnata del Logos: basta questa affermazione per fare silenzio e aspettare. Cristo è la misura di ogni vero umanesimo, continua Galeazzi, ed è una assoluta continuità tra i tre Papi e la Vergine, continua Vecerrica.

Lasciando il soglio pontificio Benedetto XVI non ha smesso l’abito bianco, ha scelto la dizione Papa emeritus e ha abitato in Vaticano: tutti argomenti che hanno contribuito ad alimentare notizie e retroscena, ma che invece avevano solo lo scopo di “lavorare insieme” per il bene supremo della Chiesa.

Nel lontano 2005 il Conclave che portò all’elezione di Joseph Ratzinger fu uno dei più rapidi della storia. Con solo quattro scrutini i Cardinali elettori elessero Benedetto XVI sul soglio pontificio, e ciò avvenne per “l’induscussa autorevolezza moraleed intellettuale, la continuità con il pontificato di San Giovanni Paolo II, ma anche la garanzia – fornita dall’età – di un pontificato meno lungo del precedente”. Galeazzi cita ancora Vecerrica: “Sorprese molti per il linguaggio semplice e diretto delle sue encicliche: Deus Caritas Est, Spe salvi, Caritas in Veritate sullo sviluppo umano integrale che suscitò grande interesse a livello mondiale; nel pieno della crisi economica, il Papa offrì la sua originale riflessione per rimettere la persona al centro delle dinamiche economiche e finanziarie”. E su questi temi il Papa ha suscitato un fascino profondo su personaggi come Marcello Pera, Massimo Cacciari e Giuliano Ferrara, che tanto hanno scritto e commentato sulla figura di Ratzinger.

La posizione di Benedetto XVI, in merito agli abusi sessuali nella chiesa, può essere sintetizzata con il suo pensiero espresso l’11 giugno del 2010: “E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti, soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario”. In questa frase tutta la determinazione con la quale il Papa affrontò questa emergenza dicendo ancora “dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio, perché una tale cosa non possa più accadare.

Galeazzi si sofferma nella ricerca dell’eredità di un “Papa intellettuale” che “ha ridato modernità alla tradizione” ma che con la sua scelta ha creato un precedente, nella storia moderna, che non è ancora stato indagato a sufficienza.

La postura del libro di Giacomo Galeazzi ci invita a fare silenzio sulle polemiche ma anche ad aprirci alla verifica della creazione di nuovi percorsi di verità, come ha indicato Benedetto XVI. Un ringraziamento particolare al vaticanista Galeazzi che sicuramente ci aiuterà nella ricerca con i suoi articoli e i suoi prossimi libri.