Mario Nanni ci svela il “Parlamento sotterraneo” (giornalistitalia.it)

di Giuseppe Mazzarino, del 20 Novembre 2020

Mario Nanni

Parlamento sotterraneo

Miserie e nobiltà, scene e figure di ieri e oggi

ROMA – L’antidoto all’antiparlamentarismo becero, che poi è il prodromo dell’antidemocrazia, c’è: conoscere il Parlamento, conoscere il funzionamento delle istituzioni democratiche. L’antidoto al giornalismo fru fru, non meno deleterio di quello violento che alimenta la disinformatia, c’è: ed è il giornalismo ragionato, competente, che approfondisce, studia, correla. Ed un vero e proprio antidoto tanto all’antiparlamentarismo quanto al giornalismo fru fru (va da sé, anche al “giornalismo” violento ed offensivo) è il recente, utilissimo, documentato e sapido volumetto di Mario Nanni. Che non è soltanto un collega ed amico di vecchia data, col quale ho condiviso la mia non breve esperienza di cronista parlamentare; non è soltanto uno scrupoloso ed attento giornalista esperto di politica; è uno di quei rarissimi casi nei quali si crea quasi una identificazione fra la persona e la funzione.
Tu dici Parlamento, e subito ti vengono in mente nomi di giornalisti indissolubilmente legati a Montecitorio (un po’ meno a Palazzo Madama, meno ancora alle pur strategiche sedi delle commissioni; questo, almeno, per il pubblico generalista). Ci sono quelli noti al grande pubblico, un nome per tutti: Vittorio Orefice; quelli apprezzati dai cultori di retroscena, come Guido Quaranta (o, per un certo tempo, Augusto Minzolini); quelli chiamati poi a prestigiosi incarichi, come Giuseppe Morello, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, della Stampa parlamentare, della Rai. Altri nomi di altri tempi si affacciano alla memoria: da Emilio Frattarelli e Renato Venditti a Giorgio Frasca Polara…
Poi ci sono quelli che il pubblico non conosce, ma i giornalisti sì: vivono nei Palazzi, li conoscono meglio delle proprie tasche, in ogni meandro, sottoscala, passaggio segreto; sono padroni di scena e retroscena del gran Teatro della politica (che non è un “teatrino” se non i parvenu; che poi magari cambiano idea…); conoscono i meccanismi e gli ingranaggi che regolano le luci, il sipario, il succedersi delle quinte e delle scenografie; e conoscono, va da sé, gli attori ed i registi, dai grandi, grandissimi, divini alle infime comparse; ma anche tecnici, attrezzisti, maschere… Sono giornalisti d’agenzia, forniscono agli altri la materia prima (ma non bruta, è già elaborata, e spesso include le chiavi di lettura). Dal longevo Pasquale Laurito, 93 anni, a Montecitorio dal 1946, la cui “Velina rossa” ha fatto da impari controcanto alla “Velina Orefice”, al mitico poliglotta Francesco Bongarrà, approdato ai servizi parlamentari dell’Ansa dopo una prestigiosa carriera internazionale, a Mario Nanni, “informatore politico-parlamentare”, secondo il lessico del contratto di lavoro giornalistico, dal 1977, a lungo capo dei servizi parlamentari dell’Ansa, poi della redazione politica e suo redattore capo centrale. Molto di ciò che poi si legge sui giornali a firma d’altri viene da questi infaticabili e scrupolosi cercatori di notizie; non molti sanno, per esempio, che la famosa, feroce definizione di Giuliano Amato come di un “professionista a contratto” (che è un eufemismo per “killer”…) fatta da Craxi viene da una intervista telefonica che l’ex segretario del Psi ed ex presidente del Consiglio rilasciò telefonicamente da Hammamet proprio a Nanni. Che è uno di quei giornalisti che han vissuto dal di dentro la lunga fase finale della I Repubblica; il brusco passaggio alla I Repubblica e mezzo, frutto della svolta maggioritaria ed uninominale; lo stentato avvio di una specie di III Repubblica… Conosce i luoghi, i meccanismi, le logiche, i personaggi (non solo quelli che ricoprono ruoli protagonistici).
In un suo gustoso volume del 2018, “Il curioso giornalista”, ha fuso ricordi di vita professionale ed ammaestramenti di buon giornalismo. In questo “Parlamento sotterraneo”, dall’illuminante sottotitolo “Miserie e nobiltà, scene e figure di ieri e di oggi”, ci guida nei labirinti della politica; fra ritratti gustosi ed episodi fraintesi o dimenticati. Senza vellicare quell’antiparlamentarismo tanto di moda negli strati meno acculturati della Nazione e, purtroppo, spesso anche del ceto politico e parlamentare, ma che seduce e non poco pure gli intellettuali, rovesciando in un certo senso la sentenza latina che asseriva “Senatores boni viri, Senatus mala bestia”. Perché in regime democratico, per quanto possano essere cattivi, o pessimi, i senatori (ed anche, va da sé, i deputati…), il Parlamento in qualche modo li redime, li migliora, ne limita l’eventuale individuale pericolosità o inadeguatezza; è tutt’altro che una “mala bestia”.
Da leggere e gustare, nei suoi cento e passa racconti, mai solo aneddotici, sempre informativi ed istruttivi. Utile per il lettore che voglia capire qualcosa della vita politica; indispensabile, anche storicamente, per chi aspiri a fare il cronista parlamentare. Nell’unico modo serio, responsabile, professionale: stando sul posto, verificando continuamente, documentandosi anche storicamente. Tutto il contrario del “nostro inviato nel web” che discetta su ogni argomento dello scibile e dell’inconoscibile senza mai schiodare da una poltrona e da un monitor. Edito da Rubbettino, Soveria Mannelli, 230 pagine, 16 euro. (Giuseppe Mazzarino – giornalistitalia.it)

Altre Rassegne