I(r)rispettabili (ANSA)

del 30 Settembre 2013

Da ANSA 28 settembre 2013

Mafia: anamnesi, diagnosi e cura del consenso sociale nel libro’Irrispettabili’,di Alfredo Mantovano e Domenico Airoma.

Al funerale del terrorista Mario Galesi, ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia sul treno su cui viaggiava insieme a Nadia Lioce, non è andato nessuno, come accade nella maggior parte dei casi di terroristi morti. Non succede lo stesso per i mafiosi. Troppe le cattedrali stracolme, anche di autorità, dal sindaco al parlamentare del luogo, hanno accolto le esequie di uomini vicini se non palesemente organici alla criminalità organizzata.
E’ da questa semplice constatazione che parte il libro ‘Irrispettabili’ di Alfredo Mantovano e Domenico Airoma, entrambi magistrati, per analizzare il perché del consenso sociale alle mafie e cio’ che si puo’ fare per cercare di cambiare la situazione. L’opera, che esce in questi giorni per le edizioni Rubbettino, è un’implacabile descrizione di quanto la criminalità organizzata, che sia mafia, ‘ndrangheta o camorra, sia radicata nei territori di appartenenza. E non più solo perche’ si impone con la violenza bensì perché, “pur mantenendo il suo tratto criminale, mostra un profilo solidaristico”, ad esempio attraverso l’assunzione di dipendenti nelle aziende da lei controllate. “Nel momento in cui cresce la disoccupazione, si riduce l’entita’ della cassa integrazione – scrive Mantovano, gia’ parlamentare e per due volte sottosegretario all’Interno – il ruolo della mafia-previdenza sociale contribuisce non poco a un suo ulteriore radicamento nelle zone in cui essa opera”.
Ed il consenso sociale appare tanto più importante per l’organizzazione quanto più la mafia si mostra preoccupata di conservarlo. Ne è una chiara dimostrazione il comportamento degli esponenti storici della Sacra Corona Unita in merito all’attentato alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi del maggio 2012. Da subito la Scu si affretta a dichiarare la sua estraneità.
Ma non lo fa, come sarebbe normale con gli inquirenti, bensì con la stampa perché è grande la preoccupazione ”di non ‘rovinare’ il lavoro di acquisizione del consenso cosi’ pazientemente seguito”. E un attentato che colpisce delle adolescenti, scrive Mantovano “rischia di cancellare anni di sforzi”. Dunque l’organizzazione si affretta a ricordare, con dichiarazioni su tutti i giornali, che “non c’e delinquente pugliese che possa ammazzare un ragazzino”. Ma nessun quotidiano, aggiunge l’autore, si perita di ricordare “quanti innocenti e minorenni sono stati ammazzati dai killer della Scu”. Fin qui ‘l’anamnesi del fenomeno’, che si nutre anche di canzoni apologetiche, come quelle dei neomelodici, o di fiction come, ad esempio, quella su Pupetta Maresca, andata in onda su Canale 5 che, secondo gli autori, descrive il personaggio quasi fosse un’eroina e non una donna “criminalmente attiva” e organica alla camorra. Nell’ultima parte il libro passa alla ‘terapia’ per guarire dalla malattia ed elenca le buone pratiche che servirebbero a far recuperare terreno alle istituzioni. La confisca dei beni dei mafiosi, in primis perché, è spiegato nel libro, i criminali non temono il carcere quanto la perdita “della realtà materiale del suo dominio sul territorio”. L’affronto maggiore è quando la villa del boss, magari al centro del paese, dopo la confisca viene trasformata in caserma per gli sbirri.


DI ANNA LISA ANTONUCCI


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