Paolo Savona: “L’euro non crollerà ma l’Italia deve tenersi pronta qualora fosse costretta a uscire”

del 25 Maggio 2012

Per Paul Krugman la fine dell’euro non è più un’ipotesi remota. La Grecia potrebbe uscire dall’euro già il mese prossimo. I correntisti potrebbero correre a prelevare i loro depositi della banche italiane e spagnole per trasferirli in Germania aggravandone la già fragile situazione.A quel punto la Germania avrebbe due possibilità: o accettare che la BCE finanzi le banche a costo di far salire l’inflazione oppure sancire la fine dell’Euro. Abbiamo chiesto un parere a Paolo Savona, autore per Rubbettino del volume Eresie, esorcismi e scelte giuste per uscire dalla crisi. Il caso Italia:

“Così come è stata costruita, l’architettura dell’euro porta a una divaricazione dei saggi di sviluppo e di occupazione socialmente non sopportabili. Come ho indicato nel mio libro “Eresie, esorcismi e scelte giuste per uscire dalla crisi. Il caso Italia” occorre assegnare alla BCE il mandato che ha la Fed americana, ossia curare lo sviluppo sotto vincolo di inflazione e avere il potere di intervenire anche a favore dei Governi e per governare il rapporto di cambio dell’euro. La UE (Parlamento, Consiglio e Commissione) deve mettere al centro della politica europea la rimozione delle cause della divaricazione nei saggi di sviluppo, liberalizzando completamente i movimenti di lavoro e di capitali, e seguendo una politica finalizzata per compensazione degli shock asimmetrici. Poichè manca la volontà di farlo, il mercato continuerà a tenere sotto attacco i paesi deboli, i quali, come la Grecia, pagheranno un costo altissimo, ma l’euro non crollerà, perché la BCE farà tutto il possibile per non scomparire, fornendo tutta la liquidità possibile. Nondimeno un governo serio deve dotarsi di un piano B nel caso in cui l’Italia si trovasse costretta a uscire”.

Sintesi del libro
Il lavoro esamina le decisioni di politica economica susseguitesi in Italia dalla nazionalizzazione dell’industria elettrica in poi, definendole “eresie”, ossia dottrine contrarie ai dogmi della razionalità economica, le quali hanno dato vita a puri “esorcismi”, riti che hanno lasciato le cose come prima. Infatti, nonostante le promesse di tagli, la spesa pubblica è continuata a crescere imperterrita, come pure, ma meno, la pressione fiscale, facendo così lievitare l’indebitamento pubblico. Lo Stato si è impossessato di metà del reddito annuo del Paese e non pare ancora soddisfatto, dato che va aggredendo in modo indistinto la ricchezza. L’autore individua nella “manovra” la madre di tutti i mali, una pratica di cui si avvale ora anche l’Unione Europea. La crisi che stiamo vivendo è il conto che gli italiani sono chiamati a pagare per gli errori commessi dagli Stati Uniti nel dopo Bretton Woods, non avendo adeguato le regole sul piano della moneta e dei cambi, e dall’Unione Europea nel dopo Trattato di Maastricht, per non aver attuato il disegno di unificazione politica che l’aveva indotta a creare l’euro. Egli ammette che l’Italia ha le sue colpe, ma esse sono solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo di squilibri economici e di dissapori mondiali sul da farsi. Il lavoro indica anche le “scelte giuste” da prendere per riportare l’Italia sul sentiero della ripresa produttiva e dell’occupazione. Il lavoro si chiude con un esame critico della Manovra Monti e delle decisioni prese a Bruxelles il 9 dicembre scorso che sono la continuazione della concezione di una “vecchia” Europa.

L’Autore
Paolo Savona
è Professore emerito di Politica economica. Formatosi al Servizio Studi della Banca d’Italia è stato Ministro dell’industria nel Governo Ciampi e ha ricoperto importanti incarichi pubblici e privati.

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