Le reti, da vie di comunicazione a fattori di sviluppo

del 3 Aprile 2014

Da Avvenire del 3 aprile

La rete dei pescatori è bidimensionale quando giace sulla sabbia, ma la sua funzione si esplica quando si dipana nella profondità del mare e si trasforma in tridimensionale». Con questa immagine suggestiva si apre ET NET: rete di reti di Lorenza Lei (Rubbettino ed., 108 pp.). Ex direttore generale Rai e attualmente presidente e amministratore delegato di RaiPubblicità, Lei insegna anche “Evoluzione dei linguaggi della comunicazione” alla Sapienza. Il suo ultimo saggio analizza proprio l’intreccio delle comunicazioni, sia come relazioni interpersonali che economiche o infrastrutturali, alla luce della sempre più crescente velocità tecnologica.
Partendo dalle prime reti che hanno contribuito al progresso – come quelle viarie e idriche dell’antica Roma – Lei arriva rapidamente alle reti odierne, come quelle informatiche, per sviluppare il concetto alla base del saggio: le reti hanno sempre rappresentato – oggi più che mai – uno strumento essenziale per lo sviluppo della democrazia e della libertà intellettuale dei popoli. Grande spazio è dato al ruolo della rete odierna per eccellenza, Internet, con tutte le novità che ha portato nella nostre relazioni quotidiane (un esempio tra tutti: il successo dei social network). A livello aziendale, ad esempio, ogni brand, prodotto o attività di servizio «è esposto al severo vaglio di una rete di milioni di utenti di tutto il mondo. Molte aziende avviano così un rapporto interattivo con i consumatori, fino a considerarli come dei veri e propri partner».
Se da un lato ci siamo poi abituati a percepire le reti come potenti strumenti comunicativi, dobbiamo anche ricordare la loro complessità. «Quanto più ne comprenderemo i valori nuovi, le potenzialità non esplicite, i significati delle interconnessioni, tanto più la civiltà ne trarrà beneficio». Non solo: estremizzando, ammette l’autrice, «credo che saper riconoscere e conoscere le interazioni fra i sistemi di rete è uno strumento non solo idoneo per comprendere meglio la realtà, ma insostituibile necessità per cercare di interpretare il prossimo futuro».

Andrea D’Agostino

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