Editoria, proposte per uscire alla crisi. (Il Mattino)

di Ugo Cundari, del 12 Dicembre 2013

da Il Mattino del 12 Dicembre

Alla Storia Patria dibattito su lettori, e-book e mercato: «I piccoli editori facciano rete»

Tra i mondi più esposti al cambiamento repentino e rivoluzionario c’è quello del libro. Il lettore forte pare sia in fin di vita, soppiantato da una nuova figura, quella ormai più inseguita dagli editori: il lettore morbido, ossia quello che entra in libreria per caso o per acquistare un best-seller. Ma bisognerebbe mettere in soffitta anche lo stesso concetto di best-seller e parlare di mega-seller, ossia del libro il cui autore riceve anticipi di centinaia di migliaia di euro e deve vendere in poche settimane migliaia di copie. Partendo da questi presupposti teorici, ma anche dai dati di fatto che ultimamente hanno coinvolto antiche librerie napoletane costrette a chiudere o a cambiare la loro sede storica (Guida nel primo caso, Loffredo nel secondo), ieri presso la Società Napoletana di Storia Patria si è tenuto il convegno dal titolo «L’editoria tra crisi e trasformazione. Italia, Napoli, Mezzogiorno». Tra gli oratori: Renata De Lorenzo, presidente della Società, il dirigente del Mulino Ugo Berti, Florindo Rubbettino responsabile dell’omonima casa editrice, e lo storico Luigi Mascilli Migliorini, mentre a seguire l’incontro erano presenti molti librai ed editori napoletani come Liguori, Pisanti, Pironti, Compagnia dei Trovatori, Cronopio, Guida, Colonnese.
Che la crisi dell’editoria sia molto profonda in Italia e per certi versi soprattutto nel Mezzogiorno e a Napoli, è sotto gli occhi di tutti, basta analizzare una qualsiasi statistica in merito, come hanno sottolineato Berti e Rubbettino. Il primo ha ricordato che «dal 2001 ad oggi in Italia hanno chiuso 185 librerie indipendenti e 48 librerie di catene, mente c’è stato un boom di nuove librerie online e il fatturato di queste ultime aumenta sempre di più a scapito delle librerie reali». Rubbettino invece ha lanciato un allarme ben preciso sulla concentrazione del mercato editoriale, circa il 90%, in mano a pochi, «il che equivale a una sempre maggiore omologazione. L’unico lato positivo rimane lo sprone a investire, da parte dell’editore indipendente, in quei campi specialistici riservati a un pubblico scelto ma attento».
La crisi insomma è generale, ma se si prova a guardare la storia dell’editoria napoletana si comprende che la nostra è sempre stata la più esposta, anche quando in termini di produzione di titoli e di numero di editori è stata se non la prima, la seconda città italiana dopo Milano. Questo primato è durato fino a tutto l’Ottocento, ma è stato un primato, per così dire, negativo, come ha spiegato Migliorini: «Il problema è che due erano principalmente le linee editoriali seguite, quella scolastica e quella religiosa. Poi è sempre mancato l’investimento di capitali per le nuove tecnologie e infine a Napoli sono spesso i librai a trasformarsi in editori o talvolta tipografi, e non gli editori a investire nei punti vendita. Tranne in pochi casi come per esempio Guida».
Durante il convegno, una volta aperto il dibattito, qualche editore ha coraggiosamente avanzato la sua proposta o impietosamente fornito la sua fotografia della realtà. Secondo Pironti e Donatella Gallone del «Mondo di Suk», tutti i piccoli editori italiani dovrebbero consorziarsi e mettere su una rete di distribuzione per non essere penalizzati, come invece adesso accade con i grossi distributori. Anzi Pironti avanza anche l’ipotesi che per trovare il giusto spazio in libreria, gli stessi piccoli editori potrebbero aprire, tutti insieme, una libreria a Roma e una a Milano. Per Diego Guida la realtà è molto sconfortante, «soprattutto in una città come Napoli che rappresenta il 14% del mercato libraio italiano e dove mancano le possibilità per raggiungere le condizioni assicurate agli altri editori nazionali», mentre per Colonnese «l’editoria può, o forse deve, avvantaggiarsi delle nuove tecnologie». In ogni modo, al di là di proposte e ipotesi, il convegno ha avuto il merito di far incontrare editori e librai napoletani per confrontarsi e progettare possibili soluzioni a una crisi che pare dover durare ancora a lungo.

di Ugo Cundari

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