Mimmo Nunnari & il Mediterraneo, “un enigma meraviglioso” spiega lo scrittore (primapaginanews.it)

del 7 Ottobre 2018

Mimmo Nunnari

Destino mediterraneo

Solo il mare nostro ci salverà

Mimmo Nunnari dà di se stesso una definizione che è tutto un programma.
“Destino mediterraneo”, (Rubettino Editore) è l’ultimo libro-romanzo di Mimmo Nunnari, giornalista di grande fascino e con alle spalle una storia professionale che in Calabria non sempre è facile trovare e raccontare. Per lunghi anni Vice Direttore della Testata Giornalistica della Rai, ma prima ancora direttore del TG regionale RAI della Calabria, per lunghi anni Mimmo Nunnari è stato anche un grande inviato speciale, alle prese con le analisi sociologiche e antropologiche più articolate e più severe che si potessero immaginare di elaborare sulla Calabria di questi ultimi cinquant’anni. Figlio di un paese di mare bellissimo come Bagnara, e come tale figlio del mare lui stesso, Mimmo Nunnari dà di se stesso una definizione che è tutto un programma, si definisce uomo di mare dalla testa ai piedi, lo è nel corpo nel cuore e nella mente, moderno ed eclettico filosofo del suo mare, eternamente appassionato di fondali e di pesca, ma soprattutto la sua vita è stata quella di un ex “ragazzo di Calabria” cresciuto e educato alla cultura della “caccia al pescespada”, rito millenario che da secoli si ripete sotto i suoi occhi da quando è nato, e proprio di fronte alla sua casa sul mare di Bagnara. Chi lo conosce bene racconta di lui che, se non avesse fatto il giornalista prima e lo scrittore poi, sarebbe stato uno dei pescatori più bravi della marina, tanto grande è sempre stato il suo amore per le acque dello Stretto, ma forse non a caso nel corso della sua prestigiosa carriera alla Rai per anni si è occupato molto di culture mediterranee e di popoli che sul Mediterraneo hanno costruito la propria fortuna e la propria esistenza. Oggi lo scrittore si cimenta con un racconto bellissimo sul “suo mare” che definisce un “enigma meraviglioso”: “Mare di viaggi avventurosi, teatro delle più grandi battaglie navali della storia e di conflitti religiosi insanabili, dimora comune di ebrei cristiani e musulmani, culla di Omero. Mare interno, lo chiamavano i Greci, e nostro i Romani. È un pezzo di mondo dove tutto è accaduto, e tutto accade: nascita del pensiero greco e della cultura araba, mescolanze di civiltà, popoli e tradizioni”. Qui Mimmo Nunnari supera se stesso e racconta il “Grande Mare delle tre religioni monoteiste, degli scambi, dei commerci, delle bellezze del paesaggio e della natura, dei misteri, delle leggende, delle scorrerie piratesche e delle migrazioni bibliche”. Ma è anche l’occasione giusta per “Riflettere a lungo sull’Italia, che nel Mediterraneo è interamente immersa, col suo Sud, avanguardia occidentale verso Medioriente e Africa del Nord, e ponte di collegamento dell’Europa. Nonostante tutte le contraddizioni, i ritardi sulla modernità, le incessanti correnti migratorie, e i focolai di guerra, il nostro mare – sostiene l’autore – è il posto giusto per riscoprire la cultura d’origine dell’Occidente e lo spirito europeo”. E qui viene fuori l’anima profondamente meridionalista del romanziere-Nunnari: “Mediterraneo –sottolinea lo scrittore- non è solo una nozione geografica, ma un vecchio nome, che si porta dietro la storia di tre continenti e di tre insiemi di civiltà; un patrimonio culturale che, in un futuro che si presenta pieno d’incognite, nel mondo che naviga senza bussola, smarrito, impaurito, e rinchiuso nei suoi falsi valori ingannatori, rappresenta l’eredità che ci può salvare”. E’ il concetto sacro della speranza che anima questa straordinaria dichiarazione d’amore che Nunnari rivolge al suo Mediterraneo, ma è lo stesso senso di speranza che ha pervaso tutti i suoi libri precedenti, da “Nord Sud l’Italia da riconciliare” a “Storia della rivolta di Reggio”, a “ Dal giornale al portale”; a “ Media arabi e cultura nel Mediterraneo”; a “Viaggio in Calabria, dalla Magna Grecia al Terzo Millennio”; fino a “La lunga notte della rivolta”. Ma forse è proprio vero, la speranza è l’ultima a morire…B.N.

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