Quelle storie da Mondiale (Il Quotidiano della Calabria)

di Bruno Gemelli, del 12 Giugno 2014

da Il Quotidiano della Calabria del 12 Giugno

Brevi cenni biografici per Stefano Marelli che vive a Sagno nel Canton Ticino. Ha fatto il benzinaio, il turista, l’oste e il giornalista. Fabbrica sottotitoli per la TV svizzera. Non disdegna il pastis, Tom Waits e le rane fritte. E poi è scrittore. Anzi, è scrittore. E’ stato valorizzato in Calabria attraverso il concorso “Parole al Vento” edito dalla Provincia di Catanzaro che l’ha dichiarato vincitore dell’edizione 2012 con “Altre stelle uruguaiane” (Rubbettino). Tanto da far dire ad Antonio D’Orrico, responsabile delle pagine dei libri sul Sette del Corriere della Sera e presidente della giuria di Parole nel Vento, «Marelli è lo scrittore più bravo tra quelli anche di larga fama che sono stati presenti al Salone di Torino. Il libro è bellissimo e non è detto che un’opera prima non possa essere un capolavoro; Altre Stelle Uruguaiane infatti lo è». Marelli, dopo la sua opera prima, si candida a diventare scrittore prolifico con la sua nuova opera “Pezzi da 90 – Storie mondiali” (Rubbettino, 2014, pag. 169). Dopo aver letto le prime pagine, la mia mente è volata verso due scrittori che non ci sono più. Gianni Brera e Beppe Viola, due cronisti sportivi, visionari, deliziosi inventori di neologismi, situazionisti, anticonformisti, bevitori e buone forchette che hanno fatto scuola in Italia, l’uno sulla carta stampata e l’altro in video, per il loro geniale approccio ironico e similantropologico con la fauna sportiva, soprattutto calcistica. Ricordo che quando il Catanzaro calcio, allora in serie A, andò a giocare a San Siro, Gianni Brera, nella sua cronaca, parlò solo della divisa giallorossa dei catanzaresi che richiamava le Guardie Svizzere di cui disquisì a lungo largheggiando in cultura. In Marelli c’è tanto Brera e tanto Viola.

L’opera che propone ora s’incastra nell’attualità del campionato mondiale di calcio del Brasile, sicché diventa un best seller snocciolato in 19 capitoli che compendiano la storia di tutti i tornei mondiali, fissando le epopee che hanno resistito al logorio del tempo, all’inesauribile oblio. E se si vuole sapere chi era Alcides Ghiggia scoprirà che era l’ala destra uruguagia (giocò anche nella Roma e nel Milan) che fece piangere i brasiliani portando la Celeste nella vittoria mondiale contro i carioca. Il 16 luglio1950, nella gara decisiva, al Maracanà di Rio de Janeiro contro lo strafavorito Brasile supportato da 200.000 spettatori, fu lui a propiziare il pareggio di Schiaffino con un preciso assist, e a realizzare poi (su cross dello stesso Schiaffino), con un superbo diagonale, il goal della vittoria che valse agli uruguayani il secondo titolo mondiale. Ghiggia disse in quella occasione: «Solo tre persone sono riuscite a zittire il Maracanà: Frank Sinatra, Papa Giovanni PaoloII e io». Poi ci sono tanti frammenti gloriosi e dolorosi delle nazionali che hanno più caratterizzato il torneo mondiale che un tempo si chiamava Coppa Rimet. Oltre al Brasile e all’Uruguay, ci sono le storie dei campioni, da Pelè in giù, delle furie rosse spagnole, degli argentini, dei tedeschi, degli ingesi. Dell’Italia che ha riso a Madrid, e ha pianto a Santiago del Cile. E poi la chicca, la dedica iniziale che dà il senso a tutte le storie narrate: «Il calcio raccontato è quello che ti fa credere, anche se sei nato nel ’70, di aver visto giocare Alfredo Di Stefano. Proprio alla “Saeta Rubia”, il più grande di tutti, è dedicato questo libro. Ci fosse stato un dio, non avrebbe mai permesso che Di Stefano non disputasse nemmeno un minuto ai Mondiali». A beneficio dei più giovani ricordo che Alfredo Di Stefano, argentino di Buenos Aires, giocò nelle merengue, il Real Madrid dell’epoca d’oro. Ma l’Argentina non lo fece giocare mai ai Mondiali. Un mistero! Bene, per sapere questo e altro sulle storie dei mondiali conviene leggere questo libro.

di Bruno Gemelli

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