La storia degli abusivi (Mr. Hopes Stories (blog))

di Gianluca Spera, del 4 Aprile 2018

Ci sono due momenti di notevole rilievo nel nuovo romanzo di Marco Ciriello che restituiscono alla letteratura italiana un modello quasi sciasciano: il primo è quello in cui l’autore liquida le deliranti accuse rivolte dal pentito Melluso a Enzo Tortora mentre il secondo è quello in cui, con l’ausilio di Francesco Palmieri, ricostruisce in maniera alternativa rispetto alla versione ufficiale (sancita dai tribunali) l’assassino di Giancarlo Siani. Il concetto è più o meno questo: ciò che è già stato pubblicato non fa più paura ai criminali. Il livello d’attenzione è alto per il materiale che è ancora custodito nei cassetti e non è stato ancora divulgato. Ecco, perché la teoria della vendetta perde quota e si fa breccia una verità diversa ma altrettanto sconvolgente.

In Un giorno di questi (Rubbettino editore) c’è la storia e il contesto, l’analisi politica e la nostalgia per il tempo perduto, la camorra e l’arte, Cutolo e Maradona, Joe Marrazzo e Troisi, Luigi Giuliano e Pino Daniele. Insomma, la realtà che si confonde nella finzione e viceversa.

La Napoli degli anni ’80, trepidante e dolente, viene ricostruita nelle sue atmosfere notturne con i dovuti omaggi alla prosa di Nicola Pugliese e alle note di Renato Carosone. Il libro contiene così tanti personaggi, come se fosse la copertina di Sgt. Peppers dei Beatles moltiplicata all’infinito, che è impossibile menzionarli tutti. Le storie si incastrano, si scontrano, a volte si sfiorano conservando sempre la coerenza del testo.

L’io narrante è un giornalista abusivo, proprio come Siani, consapevole del senso di precarietà degli uomini e della storia: chi è stato abusivo una volta, finirà per esserlo anche dopo, nella vita.

In definitiva, quello che si impone è un racconto originale, forse minoritario, sicuramente malinconico ma mai sentimentale, e allo stesso tempo epico e sarcastico, convincente e attendibile, autentico e necessario. “Napoli è molto più grande della mia immaginazione” assomiglia a un giudizio della Cassazione, inappellabile. Ed è sufficiente a far comprendere il motivo per cui questo romanzo è giustamente candidato allo Strega.

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