Pontelandolfo 1861, l’incendio ‘trasformato’ in eccidio (billynuzzolillo.it)

di Billy Nuzzolillo, del 12 Febbraio 2019

Liberale, giornalista ma soprattutto centrocampista, come simpaticamente lo definisce Nicola Porro,  Giancristiano Desiderio ha sbaragliato il campo con un colpo da vero fuoriclasse. Il libro Pontelandolfo 1861. Tutta un’altra storia (Rubettino, Editore 2019, pp 150) aiuta, infatti, a comprendere una storia più nota che conosciuta, quella dell’agosto di sangue, ferro e fuoco del 1861. Una storia che, come sottolinea nelle prime pagine, “ha travalicato da un pezzo il suo ambito storiografico per diventare materia di battaglia politica e di una pessima lotta in cui la storia è strumentalizzata oltremisura per interessi politici e faziosi”.

I morti che si moltiplicano

L’incendio di Pontelandolfo, com’è noto, è diventato nel tempo l’eccidio di Pontelandolfo. In realtà i morti che si registrarono il 14 agosto del 1861 furono solo 12: di cui 10 furono uccisi e 2 morirono bruciati. Il 16 agosto ci fu poi una tredicesima vittima: un uomo di 55 anni che morì “tocco di fiamme“. A registrarli ci pensarono due sacerdoti di Pontelandolfo e il dato è confermato anche da un altro importante documento dell’epoca: la lettera di D. Carolina Lombardi indirizzata allo zio don Angelo Lombardi, parroco di Sant’Agostino in Roma, che ribadisce la non arbitrarietà e corrispondenza ai fatti dei dati contenuti nell’archivio parrocchiale.

Allora perchè il numero dei morti è lievitato ad ogni nuova pubblicazione sul tema? Semplicemente per un uso strumentale e propangandistico di quei fatti. Se, ad esempio, si apre a pagina 196 il libro Briganti di Gigi Di Fiore si legge: “Altro che tredici vittime, lo sostenevano uomini che si dichiaravano di fede liberale e si definivano miseri e infelici vittime di ogni sciagura“. Di Fiore, però, non documenta che i morti furono più numerosi, centinaia o migliaia. “Coloro che sostengono la tesi dello sterminio di massa – spiega ancora Desiderio nel libro edito da Rubettino – sono soprattutto i neoborbonici che, di volta in volta, poggiano le proprie teorie su questo o su quel libro di larga diffusione”. Come nel caso del testo Terroni di Pino Aprile che, però, viene smentito dallo stesso padre Davide Fernando Panella, cioè la fonte a cui l’autore pure fa riferimento.

La revisione della revisione

“Il dramma di Pontelandolfo – chiarisce ancora Desiderio – è perfetto per trasformare i briganti in patrioti, i contadini in popolo e dare una lettura legittimista e marxista di un Risorgimento senza eroi che fu un inganno perpretato in danno dei meridionali. Tuttavia, non solo i giudizi storici più seri e rigorosi, anche i fatti e i documenti smentiscono questa lettura sudista e antrisorgimentale del dramma di Pontelandolfo. La revisione non regge la prova dei fatti, tanto che la scoperta di nuovi documenti obbliga la revisione della revisione restituendoci un’interpretazione storica più salda e criticamente più autorevole e forte“. Insomma, tutta un’altra storia assolutamente da leggere.

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