Dopoguerra, la difesa degli emigrati nelle nostre colonie (Avvenire)

di Maria Romana De Gasperi, del 23 Ottobre 2012

Da Avvenire – 20 ottobre 2012
È da qualche giorno nelle librerie il volume dal titolo Alcide De Gasperi, partecipare alla ricostruzione del mondo (Rubbettino). L’autore, Remo Roncati, con una ricerca approfondita di documentazione sull’impegno del Presidente del consiglio degli anni del dopoguerra allo scopo di salvare all’Italia parte delle sue ex colonie, apre una pagina che ha avuto poco rilievo nella grande panoramica degli scritti su Alcide De Gasperi. Si trattava allora di far sentire la nostra voce per dare la possibilità agli italiani vissuti in Africa di non perdere il frutto del loro lavoro senza nessuna compensazione. Nel Trattato di pace del 194 7 l’Italia aveva dovuto rinunciare a ogni diritto e titolo sui possedimenti territoriali, mentre nel paragrafo 3 del Trattato si disponeva che la sorte definitiva di detti possedimenti sarebbe stata determinata di comune accordo dai governi dell’Urss, degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e della Francia entro un anno dalla firma del trattato. «La firma, disse De Gasperi di fronte alle proteste di una parte delle forze politiche, non può mutare la realtà… noi non abbiamo rinunciato alla cooperazione del nostro lavoro, alla Amministrazione Fiduciaria dei territori che dovranno essere affidati a qualcuno».Migliaia di emigrati italiani avevano costruito la loro vita nelle colonie e potevano essere considerati parte della popolazione locale. In loro difesa De Gasperi non si concesse riposo, né lasciò passare nessuna possibilità di intervenire per salvare loro le terre lavorate con grande fatica. Roncati percorre con grande attenzione ogni passo compiuto dal nostro governo nei confronti degli stati vincitori per salvare all’Italia almeno l’Amministrazione fiduciaria che avrebbe dovuto accompagnare il popolo coloniale alla libertà e alla indipendenza. L’argomento della presenza italiana nei territori africani rivendicava i diritti italiani sull’opera e sui sacrifici fatti per la civiltà in qui territori e ne faceva una questione morale. Nel 1949 1’Assemblea delle Nazioni Unite affidava all’Italia, dopo una negativa esperienza inglese, l’incarico di portare la Somalia all’indipendenza a mezzo di una Amministrazione Fiduciaria decennale dal 1950 al 1960.

De Gasperi che aveva seguito i problemi africani quale deputato al Parlamento austriaco e che aveva continuato dopo la prima guerra come presidente del gruppo parlamentare del Partito popolare si trovava ora a difendere le colonie italiane in una situazione di grande difficoltà: era in discussione il nostro confine con la Jugoslavia, la questione dell’Alto Adige e una modifica delle nostre terre verso la Francia.

Dopo la firma del Trattato di pace, inviò un radiomessaggio agli italiani: «Scenderà in quest’ora la notte su una delle più tristi giornate della nostra storia… ma vi esorto a non imprecare contro il passato, ma a raccoglierci tutti in un senso di fierezza, di dignità, di fiducia nella sicura rinascita del nostro Paese».

Di Maria Romana De Gasperi

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