L’Aspromonte del riscatto. L’omaggio di Calopresti (e Lucisano) alla Calabria del cuore (bookciakmagazine.it)

di Teresa Marchesi, del 4 Luglio 2019

Presentato al TaoFilmfest, “Aspromonte – La terra degli ultimi”, di Mimmo Calopresti, tratto dal romanzo di Pietro Criaco. Un omaggio alla sua terra, la Calabria, e quella di Fulvio Lucisano che l’ha prodotto, e a 90 anni si concede, in finale, un cameo. Nel borgo minuscolo di Africo – dove è nato anche lo scrittore – negli anni Cinquanta manca proprio tutto. Anche la strada …

“Ho cominciato a girare convinto di fare un film fuori dal tempo. Poi ho capito che Africo è la capitale del mondo, è oggi”.

Mimmo Calopresti parla del suo Aspromonte – La terra degli ultimi, in sala a settembre, visto in anteprima al Taormina Film Fest. Profuma di anni ’50 e di una Calabria arcaica che è solo di ieri, quella di Calopresti e di Fulvio Lucisano che l’ha prodotto, e a 90 anni si concede, in finale, un cameo.

Africo è un borgo minuscolo arroccato nell’Aspromonte. Ad Africo è nato Pietro Criaco, autore del romanzo che ha ispirato il film (Via dall’Aspromonte, Rubbettino Editore ). Per il regista questo “è un western atipico, sulla fine di un mondo e sul sogno di cambiare il corso degli eventi grazie alla voglia di riscatto di un popolo”.

Negli anni ’50 ad Africo non c’è il medico. Non c’è la luce elettrica e nemmeno la strada. Esasperati dall’ultima morta di parto, ignorati dalle autorità, i paesani decidono di farsi la strada da sé, con pale e picconi. Una rivolta pacifica che li metterà in guerra col malavitoso Don Totò (Sergio Rubini), garante dell’immobilismo, che spadroneggia sparando a bestie e cristiani.

Ma la notizia calamita i cronisti e – a ruota – il sindaco coi carabinieri, per stroncare un gesto “illegale”. Il “fuori”, il mondo, deve restare lontano, una strada senza ritorno buona per chi è già emigrato in Australia.

È una bella storia, se glissi sui tanti cliché. Calopresti ha ereditato da Garrone Marcello Fonte, il neo-attore di Dogman premiato a Cannes. Nel film è Ciccio Italia, il “poeta”, quello che parla strano, e scrive, e disegna. Ancora una volta ha con sé Valeria Bruni Tedeschi, qui maestra “in missione” dal Nord, con la classe decimata dall’aiuto nei campi. Valeria è stata compagna del regista, fulgido esempio di ex coppia rimasta sodale.

Sono bravi i due leader dei contadini, Francesco Colella – attore da riscoprire – e Marco Leonardi. E almeno una scena è da antologia: quando i bambini si passano di bocca in bocca la caramella offerta dal cronista di città. Girato in gennaio, con fatica e nel fango gelato, Aspromonte – sospeso tra realismo e apologo, complici le musiche di Nicola Piovani – è il tipico film che verrà snobbato dai più. Ma è un film onesto, felicemente esente da tanta spocchia corrente e popolato, in più, di ragazzini che per una volta non sembrano nanetti boriosi.

Della Africo vecchia, distrutta dall’alluvione del 1951, oggi restano solo i ruderi a fare memoria. L’esodo si è consumato. Quella strada mai finita poteva aiutare a tornare.

Resta la voglia di guardare indietro, al cammino percorso. “Mi sono messo a cercare la zappa di mio padre”, dice Marcello Fonte. Tra le comparse c’è anche sua madre Peppina. E pensando a suo padre, emigrato a Torino, Calopresti riassume : “Tutti noi siamo gli ultimi”.

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