RECENSIONI (recensionedilibri.it)

del 16 Dicembre 2020

Armando Matteo

Il nuovo bambino immaginario

Perché si è rotto il patto educativo tra genitori e figli

Chi è allenato a leggere i testi di Matteo, prete della diocesi di Catanzaro-Squillace, sa bene che il suo scritto è concreto e il suo parlato ancor di più. Rubettino ha pubblicato il suo ultimo lavoro che rovescia, da capo a fondo, l’intero universo della catechesi (a-sensata) in parrocchia, della trasmissione (spenta) della fede tra genitori e figli. “Per invertire la marcia – scrive don Armando – non sarà sufficiente ripensare la successione della celebrazione dei sacramenti né la definizione di un’età più adeguata di coloro cui sono amministrati né infine l’aggiornamento digitale del catechismo. E’ necessario ripartire dal ‘corpo’ dei genitori“. Matteo non è persona ingenua ed è consapevole che l’anello (non solo debole) ma letteralmente sganciato dall’asse della parrocchia di oggi è proprio la famiglia, genitorialmente intesa. Matteo, inoltre, conosce limiti e potenzialità del clero italiano di oggi (formatosi prima del Concilio), del clero cresciuto a documenti conciliari e del clero forgiato da smartphone e social. Come a dire: il bosco nel quale inoltrarsi nel tempo attuale è sia quello dei preti, sia quello dei genitori. E’ da disboscare da tanti pregiudizi che il prete ha su di loro e questi sul loro don. E’ da disboscare dalle confermate forme didattiche della catechesi che è letteralmente insignificante nel vissuto del bambino, dell’adolescente, del ragazzo. La pandemia è stato lo svelamento cocente di una pastorale che non ha più pecore e di pastori con prospettive inedite.
Nella Chiesa che verrà l’inedito e l’inaudito saranno, assieme ad altre, le due vie che staneranno il polso del ministero del prete, del vescovo, della parrocchia.
L’adulto è l’osso dove mordere nella Chiesa che verrà. “Si tratta di convincere gli adulti – prosegue don Armando – a porre fine a quell’estremo narcisismo cui si sono consegnati, il quale spesso resta oggi l’unico ‘insegnamento’ che tramandano ai loro figli“.
Leggere un testo, come quelli di Matteo, per poi rimuginare nello sconforto non serve a nulla. Leggere anche alcune pagine, per poi iniziare a dargli carne nel vissuto quotidiano, lì dove sono, incoraggia l’Autore e sostiene il lettore nel suo vissuto.

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