Guerre vaticane. Vatileaks secondo Romeo (Calabria Ora)

del 28 Marzo 2013

Da Calabria Ora del 28 marzo 2013

La storia della Chiesa è fatta di miserie e di grandezze, scrive Enzo Romeo. E mai come in questi ultimi tempi l’affermazione appare assolutamente vera. Nel suo nuovo saggio dal titolo “Guerre Vaticane”, edito da Rubbettino, il giornalista calabrese, caporedattore Esteri del Tg2 e vaticanista, ripercorre le tappe dell’oscura e ingarbugliata vicenda che ha travolto la Chiesa, negli ultimi anni, svelandone debolezze e vulnerabilità. Una puntuale ricostruzione dei fatti per un’analisi libera da opinioni scontate o precostituite, a partire dal contesto storico e ideologico entro cui è maturato lo scandalo intriso di spie, corvi e clamore mediatico. Un saggio uscito nei mesi scorsi, quando ancora nemmeno si immaginavano le dimissioni di Benedetto XVI, ma che tuttavia con le “guerre” in esso descritte ha contribuito al risultato sorprendente del Conclave.
Nel suo libro sostiene che le “guerre” (intese come scandali, maldicenze, lotte per il potere) fanno parte della storia dell’umanità e, dunque, della storia della Chiesa che in essa è immersa. Se dovessimo fare un breve excursus storico, prima di Vatileaks quali scandali hanno interessato la Chiesa?
Ci vorrebbe un’enciclopedia a contenerli tutti. Soffermandosi sulla storia recente direi che quello più clamoroso fu il caso IOR-Banco Ambrosiano con la misteriosa morte di Roberto Calvi, trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri di Londra nel 1982.
E la Chiesa fatta emergere da Vatileaks, tratteggiata con pochi aggettivi, com’è?
Fragile, peccatrice, riformabile. Gli aggettivi di sempre.
Lo scandalo Vatileaks continuerà ad avere “effetti” sulla Chiesa nei prossimi anni? Si può considerare un episodio chiuso o ci saranno conseguenze?
C’è un rapporto redatto dai tre cardinali incaricati da Benedetto XVI di indagare sul caso. Il dossier è ora nelle mani di Papa Francesco. Impossibile che il maggiordomo abbia fatto tutto da solo, dunque in quelle carte potrebbero esserci i nomi dei complici. Ma non credo proprio che il Papa voglia innescare un meccanismo di punizioni o, peggio, di vendette. A ogni cambio di pontefice in Vaticano vige una sorta di spoil system e, dunque, il ricambio di governo nella Chiesa avverrà naturalmente, senza bisogno di particolari forzature. Certo, questo Papa dovrà faticare non poco per imporre a tutta la Curia romana il suo stile semplice e povero. In questo senso Vatileaks potrebbe dargli una mano perché imporrà a tutti il ricordo di un periodo horribilis che non deve tornare.
Sempre nel suo saggio, scrive che si parla tanto di Chiesa dei poveri, ma quasi mai di Chiesa povera. E che bisogna tagliare i rami secchi per investire nella nuova evangelizzazione. Rappresenta un cambiamento reale in questo senso Papa Francesco? I primi segni che paiono andare verso il rinnovamento saranno confermati da azioni più profonde e incisive?
Papa Bergoglio sta conquistando tutti con la sua autenticità. Lui è ciò che dice. Questo crea empatia con la gente. Se il Papa si mostra povero – nel senso più alto e francescano dell’espressione – la Chiesa riceve una spinta enorme per andare nella stessa direzione. Adesso tutti attendono le sue prime decisioni di “governo”. La sera dell’elezione lo abbiamo visto inchinarsi verso la folla dei fedeli per riceverne la preghiera. Quel gesto dice molto: è l’idea di una Chiesa popolo di Dio, dove c’è un flusso circolare della fede e della grazia. Ciò indica probabilmente la direzione che vorrà dare Francesco alla Chiesa prossima ventura: più collegialità, meno centralismo, maggiore considerazione delle realtà locali. Da notare, inoltre, che nel presentarsi al mondo il nuovo Papa ha preferito sempre usare per sé l’espressione “vescovo di Roma”: un primus inter pares, a guida di una Chiesa che precede le altre nella carità.

Maria Teresa D’Agostino

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