Arafrischk sul partire che è sempre un po’ emigrare (codacci.blogautore.espresso.repubblica.it)

del 26 Settembre 2019

Migranti borghesi. L’emigrazione non è solo quella di chi rischia il naufragio su gommoni strapieni, di chi sfida la morte attraversando clandestinamente una frontiera. Anche chi cambia paese in tutta comodità affronta un percorso di straniamento e di adattamento che condivide molte note con le storie di altre migrazioni più drammatiche. Ce lo ricorda “Vivere altrove” di Marisa Fenoglio (Rubbettino), racconto di «un’emigrazione facile e privilegiata», come moglie di un funzionario trasferito nella sede tedesca. Un’emigrazione comunque dolorosa: «Soffrire come un cane nel benessere, per incompatibilità tra persona e luogo, per mancanza di storia, per non avere sottomano nulla di vecchio, di mio, di nostrano…». Scrive benissimo, questa sorella di Beppe Fenoglio che all’autore del “Partigiano Jhonny” ha dedicato “Uno scrittore in famiglia”. E le sue pagine offrono un approfondimento empatico a qualsiasi discorso sull’immigrazione di oggi in Europa. E una strada «per gestire senza scossoni una doppia identità», che è la conoscenza della lingua del nuovo paese: perché «una lingua può diventare patria».

Filosofia dell’esilio. L’identità europea è costruita anche dai tanti turchi che hanno lasciato il paese liberamente, anni fa, per trovare migliori condizioni di vita o di lavoro. Non è questo il caso di Pinar Selek, scrittrice e attivista costretta all’esilio da un processo ingiusto e infinito che le fa rischiare l’ergastolo. “Lontano da casa” (Fandango) è una meditazione – in compagnia di Benjamin, Adorno, Virginia Woolf – su questa condizione di esilio da «un Paese del quale conoscevo lingua, risvolti e reazioni» che è anche una scissione dell’identità: «Non è solo dalla mia casa che sono stata separata, ma anche da me stessa».

Esilio di gruppo. Quanto pesa l’impoverimento culturale a cui un dittatore condanna il proprio paese, quando costringe le menti migliori a scegliere l’esilio? In “Fuga dall’Egitto” (Infinito) Azzurra Meringolo Scarfoglio riunisce storie di intellettuali, scrittori, artisti che dopo il golpe che nel 2013 ha portato al potere Al Sisi hanno scelto di lasciare il paese: il poeta Abdel Rahman Yusuf o l’attivista per i diritti delle donne Hind Nafea ma anche medici, cartoonist, scrittori. Come sempre succede ai protagonisti di ogni diaspora, questi ingegni egiziani hanno arricchito il mondo intero, dalla Silicon Valley a Londra. Ma nella stessa misura hanno impoverito l’Egitto.

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