Roma Capitale delle rendite. È ora di liberarla (lamescolanza.com)

del 3 Febbraio 2021

Francesco Delzio

Liberare Roma

Come ricostruire il “sogno” della Città Eterna

Roma è Capitale, e questo tutti lo sanno. Pochi invece sanno (oppure tanti fanno finta di non sapere) che è soprattutto Capitale delle rendite. Rendite che tengono in ostaggio la città, ne succhiano il nettare, strangolano l’economia e castrano qualsiasi anelito verso il futuro. Tanto che ormai Roma è sempre meno una città per giovani. Una situazione non più sostenibile, che impoverisce i romani e li condanna a un ormai veloce declino economico e culturale. Bisogna quindi agire. Bisogna liberare Roma da tutti i lacci e lacciuoli che la tengono immobilizzata come il gigante Gulliver dai lillipuziani. E bisogna farlo subito.

Una spietata ma lucida analisi dello stato comatoso in cui versa la prima città italiana la si trova nell’ultima fatica di Francesco Delzio, Liberare Roma, (Rubbettino). Il manager e docente universitario mette in fila tutti i rentier che spolpano la Città eterna, non risparmiando nessuno. A partire dalle élite romane, i cui protagonisti sono “immersi nella rendita garantita da un patrimonio immobiliare straordinario, o depositari di vantaggi relazionali legati alla vicinanza con le istituzioni e la politica, o forti di una carriera pubblica con molti onori e pochi rischi, o dotati di tutti questi atout insieme”. Ma Roma non è solo defraudata da chi la dirige: ognuno ne prende un pezzo, dalle classi alte fino a quelle più basse, senza chiedere il permesso. Il risultato? L’ascensore sociale s’è rotto e da Roma i giovani scappano: soltanto il 5% dei cittadini della Capitale ha tra i 18 e i 30 anni, in costante diminuzione, in netta controtendenza con quello che avviene a Milano, che nell’ultimo decennio è diventato un polo d’attrazione per gli under 40.

In primavera si vota. I romani sono chiamati a esprimere una nuova amministrazione che, si spera, esca dalla semplice gestione dell’esistente per riportare la Città eterna se non ai vecchi fasti almeno nel nuovo millennio (seppur con un ventennio di buon ritardo). Delzio qualche idea a proposito ce l’ha, anzi in totale una decina, e le snocciola una per una mettendole a disposizione di chi correrà per lo scranno del Campidoglio: dalla costruzione di un brand Roma che attragga investimenti da tutto il mondo a una vera e propria rivoluzione del decoro urbano, passando per la creazione di un advisory board delle grandi aziende di stato. Senza dimenticare un piano straordinario per i giovani della Capitale, un atto dovuto per ridare speranza ma soprattutto lavoro alla generazione più sacrificata, quella che va dai 20 ai 35 anni.

Insomma, un vero e proprio crono-programma, per usare una parola che oggi va molto di moda, da qui al 2030 per ridare alla capitale il posto che le spetta. Perché poi dalla breccia di Porta Pia in poi non è cambiato granché da un punto di vista simbolico, e non solo: liberare Roma significa (ri)fondare l’Italia.

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