C’è la tv, ma non sappiamo dove va (Ilmiolibro.it)

di Riccardo Bocca, del 3 Giugno 2015

Da Ilmiolibro.it

C’è una domanda sempre più spesso al centro della pubblica attenzione: che fine farà la tv? Come si svilupperà, il mezzo catodico, intersecandosi con la ragnatela delle nuove tecnologie? E soprattutto: con che modalità usufruiremo, in futuro, di questa forma di comunicazione?
La risposta più onesta, al momento, è racchiusa in un prudente «Mah…». Perché tanto intensa è la pioggia delle trasformazioni e contaminazioni, da impedire previsioni esatte. Ciò non toglie che un buon breviario, per non perdersi tra multi-piattaforme e multi-linguaggi in fieri, sia “Apocalittici e integrati: 50 anni dopo, dove va la televisione” (Rubbettino, pp. 128, euro 12).
Un saggio a cura di Confindustria Radio Televisioni, presieduta da Rodolfo De Laurentiis, in cui esperti di strategie e mass media (da Mario Morcellini a Luca De Biase, da Aldo Grasso a Maurizio Giunco) illustrano la complessità degli scenari. Il tutto, evoca il titolo, a mezzo secolo dal saggio omonimo di Umberto Eco (“Apocalittici e integrati”, per l’appunto).
«La vera rivoluzione», sintetizza nel suo intervento Emilio Carelli, già direttore di Sky Tg24, «è il progressivo calo della visione dei canali tv strutturati in un palinsesto lineare», a favore invece di «una visione personalizzata di prodotti video on demand». L’addio definitivo – peraltro già in corso – alle abitudini novecentesche. Ma anche una sfida culturale e commerciale che si sovrappone, in Italia, all’affanno dei giganti generalisti. Il finale, certifica il saggio, è tutto da scrivere: con noi fruitori meno passivi, in prospettiva, e i vari players più chirurgici nelle loro offerte.

di Riccardo Bocca

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