Quelle imprese del Nord conquistate dall’efficienza della ‘ndrangheta

del 4 Gennaio 2013

0209_ndrangheta_padana_1Corriere della sera – 3 gennaio 2013

Società gestite dalla malavita «offrono servizi» ai venditori di panini e perfino al colosso Tnt.
Il clima delle feste natalizie non ci ha fatto valutare in tutta la loro importanza alcune inquietanti notizie che provengono da Milano e da Leinì, cittadina piemontese il cui consiglio comunale qualche mese fa è stato sciolto per condizionamento della ‘ndrangheta. A Milano, durante il processo denominato Redux-Caposaldo che vede tra gli imputati uomini della ‘ndrangheta come Giuseppe, Pepè, Plachi, 23 testimoni non hanno trovato il coraggio di confermare davanti ai giudici le accuse contro gli uomini delle ‘ndrine.

Sono per lo più piccoli commercianti, gestori di furgoni per la vendita di panini. Hanno fornito versioni imbarazzanti, reticenti, omertose. Paura? Forse sì, ma non solo. I paninari pagavano due volte: una prima volta al Comune per la licenza che consentiva di scegliere le zone migliori per la vendita e una seconda volta ai malandrini. In cambio avevano un bel vantaggio perché nella zona non avrebbero avuto alcun concorrente. Nello stesso processo vanno a testimoniare l’ex responsabile della sicurezza e un ex manager del colosso olandese delle spedizioni Tnt i cui vertici societari sono stati commissariati nella primavera del 2011 perché pesantemente infiltrati dagli uomini di Plachi attraverso due società, Edilscavi e Mfm. I dirigenti elogiano l’efficienza della società e aggiungono anche che «ogni volta che è emerso un problema i vertici di Edilscavi e Mfm si sono sempre attivati risolvendo il problema, fungendo da esempio per gli altri e da motore trainante per tutti». I manager sono entusiasti: «con l’ingresso di Edilscavi abbiamo diminuito i mezzi e i costi e d’altro canto abbiamo migliorato la produttività e la qualità». Omertà, certo; ma anche consenso perché la ‘ndrangheta offre un servizio prezioso: lo scoraggiamento della concorrenza. E questo avviene nel cuore del capitalismo italiano in quello che dovrebbe essere il santuario della concorrenza. La ‘ndrangheta risolve problemi; non importa come è un accessorio purché li risolva. Spostiamoci a Leinì. Qui ha fatto il sindaco per tanti anni Nevio Coral, originario di Gruaro in provincia di Venezia. Ora è sindaco il figlio e lui è stato eletto consigliere comunale; è un imprenditore di successo che «si è fatto da sé». E un uomo navigato, ha iniziato a fare politica con la Dc, poi con Forza Italia, poi con una lista civica. Secondo la commissione d’accesso decisa dalla prefettura di Torino Coral, «personaggio carismatico e audace al limite della spregiudicatezza», ha rivestito il «ruolo determinante» di «trait d’union tra politica, economia e mafia». L’operazione Minotauro porta in galera l’ex sindaco con pesanti accuse. Poi Coral esce dal carcere e diventa protagonista assoluto d’un avvenimento sorprendente. Durante l’inaugurazione dell’asilo nido comunale e alla presenza di uno dei commissari straordinari, Coral si presenta al l’inaugurazione, abbraccia i consiglieri comunali presenti, il parroco che l’ha sempre difeso e, tranne qualche mugugno, viene accolto in trionfo così narrano le cronache locali con strette di mano, pacche sulle spalle, sorrisi mentre visita le aule dell’asilo come se lui fosse ancora il sindaco. Ripeto: avviene a Leinì, non in un comune della Calabria Cosa sta succedendo al Nord? Cosa sta succedendo alla sua classe dirigente, alla politica, all’imprenditoria? So bene che il Nord non è questo. Ma so che è anche questo. E non va bene, non mi piace. La ‘ndrangheta vi è penetrata nel profondo con i suoi uomini, ì suoi affari criminali, la sua rete di relazioni con uomini politici e imprenditori, con le sue manifestazioni e la sua cultura. Perciò lottare contro la ‘ndrangheta è un problema della Calabria e un problema del Nord.

di Enzo Ciconte


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