Di Emanuele Macaluso mi piace ricordare un momento personale, di quando decisi di invitarlo a Benevento (gazzettabenevento.it)

di Enza Nunziato, del 23 Gennaio 2021

Emanuele Macaluso

50 anni nel Pci

Con uno scambio di opinioni tra l'Autore e Paolo Franchi

Di Emanuele Macaluso i commentatori politici, i colleghi giornalisti hanno scritto tanto.
Hanno evidenziato il suo essere comunista ma anche critico e propositivo, protagonista “a volte scomodo” della storia del Pci della sua adesione e del cammino “complicato” nelle file del partito.
Ma di Emanuele Macaluso mi piace ricordare un momento personale, di quando, dopo aver letto un suo libro “50 anni nel Pci. Con uno scambio di opinioni tra l’Autore e Paolo Franchi” edito da Rubbettino, decisi d’invitarlo a Benevento.
Con lui anche Antonio Ghirelli, altro protagonista indimenticato della nostra Italia, apprezzato giornalista, scrittore e saggista.
La presentazione del libro “50 anni nel Pci” (si tenne all’Istituto “Le Streghe” diretto da Antonio Pietrantonio, già sindaco di Benevento, il 12 febbraio del 2004), fu per me un momento emozionale, di ritrovamento di spazi familiari, di parole condivise, di intreccio di scelte politiche intese nel senso libertario e democratico.
Il dialogo con Macaluso fu bellissimo, ricco di spunti di riflessioni, ma soprattutto mi rituffò indietro negli anni, nel ricordo di mio nonno Umberto Musco (nella foto di apertura), fondatore a Benevento della prima sezione del Pci.
“Reo” però, di aver scelto di uscire dal Pci nel 1956 quando ci fu, da parte dell’Unione Sovietica l’invasione dell’Ungheria.
Quei carri armati lungo le strade ungheresi rappresentano un oltraggio, sosteneva mio nonno Umberto Musco, al valore della libertà e all’autodeterminazione dei popoli nella crescita democratica.
A questo punto, mio nonno decise di confluire nel Partito Socialdemocratico che aveva come leader storico Giuseppe Saragat, e come stella luminosa gli ideali di libertà di Giacomo Matteotti, dove rimase fino al termine della sua vita.
Emanuele Macaluso, comprese il mio sentimento che ben si armonizzava con il ricordo critico, destinato ad aprire nuove discussioni, nel “suo” Pci.
Mi abbracciò proprio come un nonno fa con una nipote, ringraziandomi e mi salutò con delle parole speciali, che oggi provo a riassumere, “sarà grazie alla forza di donne come te che amano la libertà, la democrazia e fanno del rispetto degli altri una ragione di vita che l’esistenza sarà più bella. Grazie Enza, Compagna Socialista”.

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