Sposati e (molto) fieri di esserlo. Se la tradizione è un bene rifugio (Libero quotidiano)

di Riccardo Paradisi, del 5 Febbraio 2014

da Libero quotidiano del 5 febbraio

In Francia vince Manif pour tous, il grande movimento conservatore che da mesi, con manifestazioni imponenti e composte, sta contrastando la grande riforma del diritto di famiglia a lungo annunciata dal governo socialista francese. Legge ora congelata sotto la pressione di un’opinione pubblica che quella riforma non la vuole. L’annuncio dello stop arriva dopo le manifestazioni di Parigi e Lione del fine settimana innescate dall’estensione del diritto alla procreazione assistita per le coppie di donne omosessuali, che si era tentato di inserire nel pacchetto di legge del governo. Una battaglia culturale quella di Manif pour tous che ha radici profonde, radici che affondano nel diritto naturale. «La società appartiene all’ambito della cultura mentre la famiglia è l’emanazione, a livello sociale, di quei requisiti naturali senza i quali non ci potrebbe essere la società, né in fondo, il genere umano. Perciò la società deve dare alla famiglia un quid di riconoscimento». Non sono parole di Carlo Giovanardi – per dire di uno che potrebbe essere accusato di pregiudizi ideologici – ma di Claude Lévi Strauss, il padre dell’antropologia moderna. E sono parole che all’uomo della tarda modernità suonano come una sveglia dal sonno della ragione, dall’illusione che in fondo la realtà non esiste che esistono piuttosto le sue interpretazioni. Tra le altre l’illusione che la famiglia sia un’istituzione del passato che possiamo modificare secondo i nostri desideri e affetti soggettivi. C’è un libro uscito in questi giorni Unisex. La creazione dell’uomo senza identità, di Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta (Arianna editrice,120 pagine, 9,80 euro) che racconta bene come è nata e si è diffusa l’ideologia gender, quali sono state le sue tappe e le sue strategie, quale il suo fine: liquidare la famiglia naturale composta da un uomo e una donna come un accidente della storia. Ma le cose non stanno così. Pierpaolo Donati nel suo La Famiglia. Il genoma che fa vivere la società (Rubbettino, 175 pagine, 12 euro) dimostra che la famiglia è una realtà che ha una forma propria, una struttura sui generis «rispetto alla quale si misura il carattere più o meno umanizzante della società». Un libro chiave, quello di Donati, tra i più autorevoli sociologi che ricorda, a proposito del dato naturale della famiglia, come «le tombe più antiche delle età preistoriche in tutti i continenti ci mostrano sepolti assieme un uomo e una donna, con o senza figli. Segno che la coppia è all’origine del processo di civilizzazione, quale che fosse il regime economico, politico, parentale di un popolo». Per questo «tutte le società, da quelle più semplici a quelle più complesse, hanno creato delle regole molto precise per l’incontro di un uomo e una donna che vogliano unirsi tra loro per generare una famiglia». Insomma, la famiglia è un bene sociale e relazionale primario e con buona pace dell’ideologia gender, non esiste senza la differenza sessuale: «il pensiero umano si regge sulla polarità fra il codice simbolico maschile e quello femminile, senza il quale tutto diventa confuso». Se non si vedono le virtù sociali della famiglia naturale la società perde il suo capitale umano e sociale e alla fine implode. E i primi a somatizzare i sintomi di questa implosione di senso sono proprio gli adolescenti che vivono una crisi storica senza precedenti. Vittorino Andreoli nel suo L’educazione (im)possibile (Rizzoli ) fa discendere questo smarrimento dalla crisi della famiglia tradizionale delegittimata da una sottocultura dell’effimero e della revocabilità dell’impegno. «I bambini » dice ancora Andreoli, ricordando un’ovvietà che conosce chiunque abbia aperto un solo libro di psicanalisi «avrebbero bisogno di un’unica figura che si occupi di loro: la madre. L’aumento delle figure di riferimento crea un disaccordo educativo, ed è la vera causa della loro inquietudine e disobbedienza». Magari son cose che suonano male ma tutti sappiamo che sono vere.
«Nei momenti in cui le cose cambiano troppo in fretta si pensa a conservare ciò che è essenziale» ha scritto Alain Finkilekraut e non c’è niente di più essenzialmente sociale della famiglia. Non è un caso che un film per la televisione di Pupi Avati , Un matrimonio, storia di una famiglia che ruota intorno all’unione cinquantennale di un uomo e una donna abbia riscosso uno straordinario successo di pubblico così come ha registrato un’elevata attenzione la fiction Una grande famiglia comunità scossa dalla crisi ma resistente intorno al fuoco nucleare delle figure paterna e materna. Di fronte a un Occidente «esposto alla filosofia del nulla» come dice Roger Scruton, del quale è in uscita ad aprile un nuovo saggio The soul of the world la Russia di Putin si erge a baluardo della famiglia tradizionale, nega l’affido di bambini a paesi dove sono previsti matrimoni omosessuali lancia una battaglia planetaria per i valori. Alla sfida della Russia l’Occidente saprà rispondere che è possibile conciliare diritto naturale e democrazia? La «conservazione dell’essenziale» senza sacrificare diritti civili e libertà fondamentali? Una sfida più che una semplice domanda.

di Riccardo Paradisi

Clicca qui per acquistare il volume al 15% di sconto

Altre Rassegne