Per Armando Matteo: “La piena cittadinanza delle donne nella Chiesa è ancora lontana”

del 9 Maggio 2012

Suor Viviana Ballarini, presidente dell’USMI, l’organismo dal quale dipendono tutte le suore italiane ha ricordato, durante un’intervista al quotidiano “Il Messaggero”, come nella Chiesa alle donne, anche se plurititolate, vengano ancora affidati compiti “ancillari” e siano preclusi incarichi di responsabilità e decisionalità. Abbiamo chiesto un commento ad Armando Matteo*, giovane teologo, autore del volume “La fuga delle quarantenni. Il difficile rapporto delle donne con la Chiesa ”, in questi giorni in libreria:

Hanno il sapore e lo spessore delle cose vere, le parole che Madre Viviana Ballarin, Presidente dell’USMI, l’organismo in cui convergono gli ordini religiosi femminili in Italia, ha usato nell’intervista rilasciata ieri a Franca Giansoldati del Messaggero.

La piena cittadinanza delle donne nella Chiesa è al di là da venire. È un tema da mettere all’ordine del giorno, non è dato di fatto. Nonostante il lungo e insistito magistero di Giovanni Paolo II e dell’attuale Pontefice circa il “genio delle donne”, ha ragione la madre domenicana nel riconoscere che oggi dalle donne cristiane si vuole solo un servizio spicciolo, concreto, e mai le si lascia sedere ai tavoli dove si pensa o si programma. E il fatto stride maggiormente, se si prende in considerazione la realtà per la quale le donne italiane sono al giorno d’oggi dotate di una preparazione culturale assai elevata. In Italia, su cento laureati 60 sono donne.
Il problema qui sollevato è destinato a diventare sempre più urgente. I ritardi della vita parrocchiale media infatti stanno provocando una sorta di vera e propria “fuga” delle donne dalla Chiesa. Come ho potuto mostrare nel mio recente saggio su donne e Chiesa, quest’ultima sta perdendo rapidamente i contatti e la stima proprio delle giovani donne: delle ventenni, delle trentenni e delle quarantenni.
La ragione d’urgenza è presto detta, d’altro canto. Da almeno due secoli sono le donne la forza e la fortezza silenziosa della comunità credente. Sono loro che principalmente trasmettono la fede ai piccoli, sono loro che con straordinaria generosità portano a compimento numerosi ministeri ecclesiali, sono loro che soprattutto con la scelta della consacrazione religiosa imprimono, anche a livello ufficiale, un volto complementare alla Chiesa.
Qualcosa va decisamente cambiato, allora. Soprattutto a livello di prassi pastorale. Non ci si può più permettere il lusso di pensare al mondo delle donne come un mondo tutto “chiesa, casa e bambini”. Ci vuole più ospitalità a tutti i livelli. SI deve salutare con larghezza d’anima la nuova posizione che la donna ha conquistato nel mondo negli ultimi quarant’anni.
Lo ha ricordato qualche giorno fa anche la storica Lucetta Scaraffia, sempre sulle pagine del Messaggero, in occasione dell’intervento della Congregazione della dottrina della fede nei confronti della Leadership conference of women religious. Solo la creazione di condizioni efficaci per una piena cittadinanza delle donne nella Chiesa, renderebbe meno drammatica la risoluzione di conflitti e di rivendicazioni che hanno per oggetto proprio il ruolo della donna nella comunità cristiana e nella società.

*Don Armando Matteo accompagnerà Enzo Bianchi durante l’incontro che si terrà sabato 12 maggio alle 12:30 presso l’Auditorium Lingotto nell’ambito del Salone del Libro di Torino. 

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