Alright, Compa’ – Rino Garro (gliamantideilibri.it)

di Martino Ciano, del 24 Febbraio 2022

Ci sono viaggi che dobbiamo rifare necessariamente. A volte ci fanno male, altre volte rinnovano in noi il senso di uno stupore primordiale; ma, in entrambi i casi, ci ricordano da dove siamo partiti e ci riportano all’origine di tutte le cose, risvegliando l’inquietudine.

Rino Garro parte da qui, da un viaggio che il protagonista ripete dopo anni. Destinazione: Manchester e dintorni. L’inquietudine che si riaffaccia in questo non più giovanissimo calabrese, già professore precario a Firenze, è simboleggiata dai versi minacciosi degli uccelli che Gordon Pym, il personaggio del celebre romanzo di Edgar Allan Poe, sente man mano che si avvicina alla fine della sua lunga traversata in mare.

Ed è oscuro il reale motivo che spinge il protagonista di Alright, Compa’ a tornare in Inghilterra, a ricercare ospitalità da Mario, un ristoratore partito anche lui dal meridione d’Italia per cambiare vita, per sfuggire alla precarietà. Passano gli anni, ma non le storie e le sensazioni. Tutto resta sospeso quando ci si sente stranieri. Mario usa spesso Alright, un va bene che nasconde le inquietudini del passato e del presente, ma aggiunge anche il termine Compa’, in cui si annusa quel pizzico di nostalgia per la terra d’origine e dietro cui si cela una sensazione di sconfitta per essere un fuggiasco che, nonostante l’accoglienza ricevuta, sente il peso del non ritorno. Questa sensazione si avverte per tutto il romanzo. Si manifesta in ogni personaggio con cui il precario professore calabrese viene in contatto, perlopiù meridionali che in Inghilterra hanno trovato una realizzazione pagata a caro prezzo.

Rino Garro è un narratore sapiente. Nasconde il dramma dietro l’ironia, mostra il volto puro dei meridionali che si arrangiano, si adattano, fanno fortuna, ma non dimenticano chi sono. Orgoglio e identità appaino tra le pagine, ma senza scadere nel provincialismo o nelle facili recriminazioni del cuore, perché ogni personaggio è prima di tutto testimone delle proprie sconfitte. In fondo, andar via dalla terra natia per necessità e non per scelta è sempre un dramma che segna. Alright, Compa’ rientra quindi in quella letteratura della riappropriazione che indaga sull’inquietudine, sull’emigrazione, sulla necessità di avere un’origine.

È una scrittura impegnata quella di Garro, anche nella sua apparente leggerezza, perché nella spensieratezza di un va tutto bene, vibrano i tormenti di una vita e la certezza di non aver mai chiuso i conti con la madre patria.