«La qualità ci fa crescere. Ora un festival del Sud» (Il Mattino)

di Fabrizio Coscia, del 11 Dicembre 2014

Da Il Mattino dell’11 dicembre

I nostri dati sono in controtendenza. Siamo ad un incremento del 3,95% rispetto all’anno scorso ed è per noi un motivo di grande soddisfazione. Abbiamo lavorato bene e i risultati ci hanno premiato».
Florindo Rubbettino ha ereditato, con il fratello Marco, dopo la morte del papà Rosario nel 2000, la direzione della storica casa editrice che porta il nome di famiglia, nata nel 1973 in un paesino della Sila Piccola, in provincia di Catanzaro. Da lì è cominciata una bella avventura che ha portato la piccola casa editrice calabrese, dedita principalmente alla saggistica di filosofia, e poi via via alla storia, alla religione, all’economia politica e infine anche alla narrativa, a crescere negli anni, fino a diventare un grande network capace di unire studiosi, docenti universitari, fondazioni, enti, politici, attorno ai temi del liberalismo.
Qual è stata la strategia vincente per questo incremento, in una situazione generale di crisi?
«Puntare sulla qualità, questo paga sempre. Non rincorrere le facili mode, i libri di largo consumo. Poi certo, serve anche una buona comunicazione di lancio».
Fiere del libro come quella romana di «Più libri più liberi» servono all’editoria meridionale?
«Premetto che da due anni a questa parte abbiamo deciso di non partecipare più alla fiera, dopo essere stati tra i pionieri, sia perché la nostra casa editrice è cresciuta in dimensione, sia perché abbiamo preferito focalizzarci sul Salone di Torino. Detto questo, la fiera romana è un grande momento di visibilità per gli editori meridionali. Forse andrebbe cambiato il modello, puntando a un format diverso».
Del tipo?
«Penso ai grandi successi che stanno avendo i festival letterari. Ecco, si potrebbe ipotizzare un festival dell’editoria del Mezzogiorno, ad esempio. La nostra editoria non deve rincorrere il resto del Paese, ma dovrebbe scavalcarlo, pensare a fare laboratorio».
La crisi del mercato librario è una conseguenza della crisi economica, o c’è anche dell’altro?
«Ancora scontiamo le difficoltà della crisi economica congiunturale. Però bisogna anche tener d’occhio le mutazioni strutturali dell’editoria: il digitale cresce in maniera importante, anche sei numeri non sono ancora rilevanti, ma il trend è chiaro».
In questa situazione di crisi, cresce il fenomeno dell’editoria a pagamento. Che cosa ne pensa?
«Non va condannata a priori. Torno al discorso della qualità. Se chiedere un contributo all’autore può servire a rendere possibile un progetto di qualità, ben venga».

di Fabrizio Coscia

Altre Rassegne