Per il Presidente dell’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo il libro di Orsini deve essere studiato nelle scuole italiane

di seguito, del 10 Aprile 2012

Il libro di Alessandro Orsini, Anatomia delle Brigate rosse, riceve l’elogio dell’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo per il suo alto valore scientifico e pedagogico. In un documento firmato dal Presidente dell’AIVITER, si legge che gli studi di Alessandro Orsini sulla pedagogia dell’intolleranza sono stati oggetto di riflessione a Bruxelles, dove la Commissione Europea sta istituendo un gruppo di studio sui processi di deradicalizzazione, chiamato “la voce delle vittime”, di cui lo stesso Alessandro Orsini farà parte su invito dell’AIVITER, insieme con altri ricercatori.

Di seguito, il comunicato completo dell’Avvocato Dante Notaristefano, Presidente AIVITER.

RIFLESSIONI DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA VITTIME DEL TERRORISMO SUL LIBRO “ANATOMIA DELLE BRIGATE ROSSE”

Per il terrorista, «il delitto di sangue è, innanzitutto, un racconto, un modo di riportare i fatti», il frutto di quel percorso educativo definito “pedagogia dell’intolleranza”.  È il concetto alla base del libro di Alessandro Orsini, intitolato “Anatomia delle Brigate Rosse. Le radici ideologiche del terrorismo rivoluzionario” (Rubbettino), definito “un libro pregevole” dall’autorevole Rivista “Foreign Affairs”.

In quest’analisi della pedagogia dell’intolleranza risiede il motivo per cui la nostra Associazione aveva invitato il giovane professore dell’Università di Roma “Tor Vergata” al convegno europeo dedicato alle prospettive della narrazione delle vittime del terrorismo, organizzato a Torino nel novembre del 2011. Una narrazione, quella delle vittime, sicuramente frutto di un iter di dolore, ma interamente incentrata sulla pedagogia della tolleranza, come tutta la letteratura da loro prodotta testimonia.

A Bruxelles, in occasione della recente giornata della memoria per le vittime del terrorismo, richiamando gli studi di Alessandro Orsini, è stato ricordato che le vittime possono svolgere un ruolo di contrasto ai processi culturali di radicalizzazione violenta che conducono al terrorismo. Tale ruolo è quello del testimone che, interpellato, narra di vicende il cui valore etico supera quello ideologico che le ha cagionate.

Alessandro Orsini seziona e analizza le radici dell’ideologia politica dei brigatisti. Pur in un contesto di studio accademico, il pregio è quello di descrivere tutto con estrema chiarezza. Un’analisi svolta con un linguaggio piano che evita ogni intellettualismo erudito, tanto da esporsi all’accusa, da parte di alcuni brigatisti mai pentiti e mai dissociati, di essere «priva di qualsiasi sofisticata elaborazione intellettuale».

Quella che alcuni terroristi irriducibili considerano una colpa è, per noi, uno dei maggiori pregi di Anatomia delle Brigate rosse: un testo apprezzato dai massimi esperti internazionali di terrorismo per il suo valore scientifico, che può essere letto, senza difficoltà, dai giovani del nostro tempo, dimostrando come sociologia e storia possano collaborare arricchendosi a vicenda.

E questa considerazione ci porta a dire che vorremmo vedere Anatomia delle Brigate rosse di Alessandro Orsini utilizzato proficuamente nelle scuole italiane.

Il libro possiede almeno altri due pregi. Il primo è quello di mostrare il potere omicida dell’ideologia brigatista basata sulla disumanizzazione del nemico politico. Un processo che si attua all’interno di un campo di forze socio-psicologiche chiamato da Orsini “setta rivoluzionaria”. Il secondo è la sua attualità. Il libro si chiude con un capitolo dedicato al “brigatismo nero” degli anni Settanta, ma siamo sicuri che possa favorire la comprensione del terrorismo come fenomeno culturale anche nelle sue nuove configurazioni attuali, quelle cioè che allungano il loro tragico e criminale operato sulla nostra vita quotidiana.

Avvocato Dante Notaristefano, Presidente Associazione Italiana Vittime de Terrorismo


Torino, 10 aprile 2012

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