Imprenditori e lavoratori, piazza San Giovanni vi aspetta (Huffingtonpost.it)

di Gianni Del Vecchio, del 1 Luglio 2019

Francesco Delzio

La ribellione delle imprese

In Piazza. Senza Pil e senza Partiti

Immaginate piazza San Giovanni, pieno centro di Roma, dall’alto, come se telecomandaste un drone e la vedeste stracolma di cittadini, ma siete ancora a un’altitudine troppo elevata per distinguere striscioni e cartelli nonché i colori delle bandiere.

Cosa pensereste? Una manifestazione di chiusura di campagna elettorale, probabilmente, come quelle della sinistra in epoca berlusconiana o quella dei 5 stelle a pochi giorni dal boom elettorale del 2013.

Oppure, in subordine, i comizi di chiusura di uno sciopero generale, contro lo stato o contro i padroni, indetto dalla Cgil o dai tre sindacati confederali assieme. Aspettate. Scendete di quota col vostro drone. Ecco che pian piano riuscite a focalizzare le prime scritte, scorgere le prime facce di chi sta arringando la folla dal palco.

Sorpresa. Non ci sono politici, né populisti né antipopulisti. Ci sono i sindacalisti, vero, ma a braccetto con i nemici storici, gli imprenditori, sia piccoli che grandi. Il leader della Cgil che passa il microfono a quello di Confindustria, il capo della Cisl che duetta con quello di Confcommercio e via dicendo.

A un certo punto il quadro si fa chiaro: è in corso la prima grande protesta di piazza del Partito dei Produttori. Lavoratori e industriali dallo stesso lato della barricata per lanciare il guanto di sfida al Partito della Rendita.

Questo futuro immaginario, utopico o distopico – dipende come al solito da come lo si guarda – potrebbe a breve diventare qualcosa di reale e concreto, almeno stando alla “profezia” di Francesco Delzio, manager ed editorialista, nel suo ultimo pamphlet “La ribellione delle imprese. In piazza. Senza Pil e senza partiti”.

Un libro che da una parte descrive i prodromi di questa ribellione del mondo dei produttori, elencando col puntiglio del cronista i tre o quattro eventi pubblici dell’ultimo anno e mezzo dove già si possono rintracciare le basi di questo idem sentire contro il governo dei populisti; dall’altra è anche una spinta all’azione, quasi futurista, a imprenditori e rappresentanti dei lavoratori per mettere da parte le incomprensioni storiche e percorrere l’ultimo miglio che li separa da piazza San Giovanni.

Del resto, per Delzio, temporeggiare non si può più. Bisogna scendere in piazza per dare una scossa e un segnale a un governo che si è dimostrato il migliore alleato dei rentier, piccoli e grandi che siano, a partire dalle due misure simbolo per Lega e 5 Stelle ovvero Quota 100 e Reddito Cittadinanza.

Le scarse risorse pubbliche, infatti, non dovrebbero essere investite in spesa improduttiva o assistenziale bensì essere mirate a dare un sollievo e uno stimolo al popolo dei produttori. Come? Partendo da una misura di cui si sente parlare da anni ma che nessun esecutivo è mai riuscito a fare: abbassare le tasse sul lavoro. Fa bene alle imprese e a chi a fine mese prende lo stipendio.

Tuttavia, al di là delle ricette economiche, la vera sfida de “La Ribellione delle Imprese” è quella di traghettare i corpi intermedi, ovvero le associazioni datoriali e i sindacati, verso il terzo millennio, in un momento in cui il modello capitalista si sta trasformando e si sta evolvendo.

Soprattutto, va abbandonata la classica dicotomia marxista fra capitale e lavoro, visto che ormai il nuovo paradigma conflittuale va sempre più verso produzione e rendita. Proprio per questo è arrivato il momento di concretizzare un Patto tra Produttori, anche e soprattutto sporcandosi le mani.

Ovvero scendendo in piazza. Di Patto fra Produttori né parlò Walter Veltroni nel suo discorso programmatico da primo segretario del Pd nel 2007. Purtroppo, finora la storia non gli ha dato ragione. Secondo Delzio però è solo questione di tempo: non è più questione di “se” ma di “quando”. E chissà se in piazza, quel giorno, ci andrà anche Veltroni.

Altre Rassegne