Perché uccisero Mussolini e Claretta. La verità negli archivi del PCI (Il Giorno)

del 6 Marzo 2012

Da Il Giorno – 05 marzo 2012
L’oro di Dongo è una storia infinita
«Richiamo alla superiore considerazione la destinazione ultima del cosiddetto oro di Mussolini che porta al centro del Partito Comunista, con tutte le possibili conseguenze politiche e personali che un’indagine in profondità potrebbe portare».
Così scriveva Ciro Verdiani, all’ epoca ispettore generale di Pubblica sicurezza, il 25 dicembre 1945 alla Direzione generale della Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno e al capo della polizia, in un “rapporto riservato” avente per oggetto la sparizione dell’«oro di Dongo», il tesoro che Benito Mussolini portò con sè nella fuga di fine aprile 1945, conservato nell’ Archivio Centrale dello Stato a Roma. Il rapporto compare ora nella nuova edizione del libro «Perché uccisero Mussolini e Claretta. La verità negli archivi del Pci» di Franco Servello (nella foto) e Luciano Garibaldi, pubblicato dall’editore Rubettino (pagine 284, euro 16), arricchita da documenti inediti.

Il libro
Chi ordinò la fucilazione di Mussolini, l’assassinio di Claretta Petacci e le sedici uccisioni di Dongo? Come fu possibile definire “gerarchi fascisti” un capitano d’aviazione come Pietro Calistri e un impiegato ministeriale come Mario Nudi? Quale organo giudiziario emise quelle sentenze di morte? Nessuno. A 65 anni dai fatti che determinarono l’esordio dell’Italia postfascista, è forse arrivato il momento di conoscere la verità. Vi si impegnano, con questo libro, Franco Servello e Luciano Garibaldi. Pezzo forte del libro è la riscoperta delle coraggiose e, per molti versi, sensazionali inchieste pubblicate sul «Meridiano d’Italia» tra le quali quella sull’oro di Dongo: la sua consistenza (pari a 600 milioni di euro odierni), chi se ne impossessò, chi assassinò il “capitano Neri”, la partigiana “Gianna” e tutti gli altri che si opponevano alla grande rapina. Fu quell’inchiesta a segnare la sorte di Franco De Agazio, assassinato a Milano dalla “Volante Rossa”. Il libro è arricchito da un testo fondamentale, fino a oggi ignorato: le dodici puntate-scoop scritte per il «Meridiano» da uno di coloro che avrebbero dovuto essere fucilati a Dongo e che riuscì invece a sfuggire alla morte, pur assistendo, nascosto tra la folla, all’atto di nascita – tra l’oro e il sangue – della Prima Repubblica.

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