“Il piano Mattei” per Enrico di Matelica era ben altro… (Pensalibero.it)

di Raffaele Romano, del 31 Luglio 2023

La strategia

Antologia sul dibattito strategico ordinata per argomenti

a cura di Ferdinando Sanfelice di Monteforte

In sintesi il fondatore dell’Eni teneva, da alleato leale, una posizione autonoma e netta in difesa degli interessi italiani rispetto a quelli degli Stati Uniti e dell’intero Occidente che, insieme ai tanti piani operativi nei Paesi medio orientali e africani, ne facevano un regista sul proscenio economico e politico internazionale. Cosa ben diversa di quella messa in campo finora dal nostro governo che ha usato un marchio “piano Mattei” non ancora corroborato di una politica indipendentista sul piano energetico e portatore di benessere ai Paesi dell’intero bacino mediterraneo.

Machtigster romer seit Ausustus Italiens Oel Diktator Enrico Mattei

Il più potente romano dai tempi di Augusto. Il dittatore petrolifero italiano Enrico Mattei

Così titolava, tradotto grosso modo, il famoso Der Spiegel il 6 agosto 1958. Ciò stava a significare la forte “preoccupazione” germanica per lo spazio che Mattei aveva fatto conquistare all’Italia per gli approvvigionamenti energetici e determinante per farla divenire una grande potenza industriale autonoma a pochi anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Mattei era stato incaricato di liquidare e privatizzare l’Agip invece si rese conto, possedendo una grande Weltanschauung, di avere uno strumento che, se ben utilizzato e gestito, avrebbe potuto affrancarci dalle altrui volontà. In pochissimo tempo si fece affiancare da un buon nucleo di collaboratori preparati a misurarsi sui mercati internazionali, all’epoca professione assai rara, rendendosi conto che c’era un grande oligopolio petrolifero ed energetico che faceva capo alla Exxon, alla Mobil, alla Texaco, alla Standard oil of California, alla Gulf oil, l’anglo-olandese Royal Dutch Shell e la britannica British petroleum.

Pochi mesi dopo, il 28 dicembre, in uno dei tanti report della CIA che lo seguiva il

CIA-RDP79T00975A004200160001-7 si poteva leggere che: Italy: The current visit to Peiping of Enrico Mattei, the politically powerful head of Italy’s oiland gas monopoly, further underscores Rome’s intention to expand economic relations with the Sino-Soviet bloc as well as with the Middle East and other areas, Mattei, who apparently has government approval for his Peiping trade talks, had made a stopover in Moscow to partecipate in Italo-Soviet trade-agreement talks and had recently announced conclusion of a contract to purchase 800.000 tons of Russian crude petroleum.

Ovvero: Italia: l’attuale visita a Peiping (Pechino) di Enrico Mattei, il capo politicamente potente del monopolio italiano del petrolio e del gas, sottolinea ulteriormente l’intenzione di Roma di espandere le relazioni economiche con il blocco sino-sovietico così come con il Medio Oriente e altre aree, Mattei, che a quanto pare ha l’approvazione del governo per i suoi colloqui commerciali di Peiping, ha fatto scalo a Mosca per partecipare ai colloqui sugli accordi commerciali italo-sovietici e ha recentemente annunciato la conclusione di un contratto per l’acquisto di 800.000 tonnellate di greggio russo.

Evidente si evince il fastidio per la capacità di penetrazione nel mondo che contava e che conta tuttora di una nazione destinata dagli accordi di Parigi del 1947 e che, con alcune clausole segrete, ne determinavano la mancanza di Sovranità e una certa subordinazione agli interessi Anglo-Americani. Enrico Mattei mise insieme una serie di piani che poi formavano un puzzle globale del quale l’Italia ne teneva la regia e ne usciva molto positivamente. Per sommi capi si ricordano, in questa sede, solo alcuni dei piani a cui lavorò e realizzò: i rapporti con l’Urss che furono uno dei principali dossier di cui si occupò, senza dimenticare quelli con l’Egitto di Gamal Abd el-Nasser, in un quadro di forti tensioni con Israele, per procedere alla nazionalizzazione della Compagnia del Canale di Suez, per rimpiazzare i fondi britannici e americani per l’innalzamento della diga di Assuan. Uno dei motivi che lo spinsero in questo proscenio egiziano, ma non fu l’unico, fu certamente il fatto che il 41% del petrolio consumato in Italia transitava per Suez. In questo quadro d’insieme l’Italia restava formalmente neutrale sul piano diplomatico, ma sostanzialmente un con ente dello Stato italiano aiutava l’Egitto nei suoi progetti di emancipazione a discapito degli interessi delle maggiori potenze occidentali. La vigilanza su Mattei era ampia in quanto, oltre alla CIA, anche il Dipartimento di Stato USA vigilava ed in alcuni scritti indirizzati dall’Ambasciata americana a Roma fu sottolineata la forte intesa che aveva con Giovanni Gronchi e un discreto controllo sulla stampa. Per tali motivi risultava essere un ostacolo al compimento degli interessi americani in Italia e iniziava ad essere percepito come un pericoloso concorrente dell’industria petrolifera statunitense. Con particolare rilievo, si sottolineò la necessità di controllare l’azione di Mattei in URSS, in quanto stava notevolmente contribuendo all’abbassamento dei prezzi del greggio immettendo sul mercato una notevole quantità di idrocarburi sovietici come ha scritto il ricercatore Massimiliano Bonne, nella sua ricerca “I colloqui tra l’Unione Sovietica e l’industria energetica italiana dal 1959 al 1961: la strategia di Enrico Mattei e i suoi risvolti nella politica internazionale, Ventunesimo Secolo, Febbraio 2011, Vol. 10. No. 24, pp. 159-197, Rubbettino editore.”

Per non parlare dell’aiuto, anche finanziario, alla lotta per l’indipendenza dell’Algeria ai vari gruppi indipendentisti algerini la qual cosa dispiacque e non poco all’OAS, Organisation de l’Armée Secrète, un’organizzazione paramilitare creata da estremisti militari francesi, a partire dal 1960-1961, allo scopo di opporsi con il terrorismo al distacco della colonia Algeria dalla Francia. Non trascurando Tunisia, Libia e Medio Oriente. In questo quadro generale consentì all’Italia di assumere un ruolo da media potenza con tutto quello che ne conseguiva sia in campo diplomatico-militare che in quello della nostra intelligence.

In sintesi Mattei teneva, da alleato leale, una posizione autonoma e netta in difesa degli interessi italiani rispetto a quelli degli Stati Uniti e dell’intero Occidente che, insieme ai tanti piani operativi nei Paesi prima elencati, ne facevano un regista sul proscenio economico e politico internazionale. Cosa ben diversa di quella messa in campo finora dal nostro governo che ha usato un marchio “piano Mattei” non ancora corroborato di una politica indipendentista sul piano energetico e portatore di benessere ai Paesi dell’intero bacino mediterraneo.