Scuole paritarie verso il tracollo, la lettera ai politici per salvarle (Corriere della Sera (.it))

di Valentina Santarpia, del 1 Dicembre 2018

Nessuna scuola sarà mai uguale all’altra: un preside più attivo, una segreteria più operosa, una biblioteca meglio fornita, un laboratorio ben attrezzato, insegnanti più preparati, fanno la differenza. Ma se nessuna scuola sarà mai uguale all’altra, tutte potranno migliorare attraverso la competizione. È questo l’assunto da cui parte il saggio di Dario Antiseri e Anna Monia Alfieri, «Lettera ai politici sulla libertà di scuola», che prova a spiegare, con dati e confronti con gli altri Paesi europei, perché in Italia, di fatto, esiste un monopolio della scuola pubblica statale che non garantisce alle famiglie delle reali alternative sia sul piano dell’indirizzo culturale e dei valori sia sul piano della qualità e del contenuto dell’insegnamento. Il punto di partenza è la crisi delle scuole paritarie, in primis quelle cattoliche, che hanno perso in cinque anni, dal biennio 2011-2012 al 2016-2017, quasi 160 mila alunni. Sono 881 le scuole che nello stesso periodo hanno chiuso i battenti, una media di 220 scuole l’anno: un crollo impressionante che, sottolineano gli autori, è dovuto soprattutto alla disparità tra le risorse messe a disposizione dello Stato destinate alle scuole pubbliche statali rispetto alle paritarie. Una disparità che non si trova in genere negli altri Paesi europei, che (nei due terzi dei casi) dispongono di finanziamenti ad hoc per le scuole non governative: o il finanziamento dei docenti, o quello dei costi operativi, o la sovvenzione dei costi di investimento in strutture e attrezzature.Anche se il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha promesso priorità per le paritarie, in Italia solo adesso (la notizia è di un giorno fa) si è sbloccata la possibilità di dare modo anche alle paritarie di usufruire dei fondi europei PON, tra l’altro con grande perplessità dei sindacati: «I fondi Pon dovrebbero servire per risolvere squilibri territoriali, strutturali , sociali, dovrebbero avere finalità generali- sottolinea Pino Turi, Uil- Assegnarli alle scuole paritarie significa sostenere scuole di tendenza, scuole che non perseguono la realizzazione di un bene collettivo».

La tesi del costo standard 

Qual è la soluzione allora per superare questo gap senza scontri ideologici? Secondo suor Monia Alfieri, bisognerebbe introdurre «il costo standard di sostenibilità per allievo», una sorta di «portafoglio a disposizione dell’allievo« che permetta alle famiglie di scegliere liberamente quale scuola scegliere e come utilizzare questo bonus. La proposta libererebbe, secondo gli autori, risorse pubbliche per addirittura 17 miliardi di euro all’anno, pari ad un risparmio di imposta annuo per ogni cittadino di circa 400 euro, peraltro ricollocabili in altra forma nel sistema scolastico. Naturalmente il costo standard dovrebbe considerare tutti gli elementi del costo di uno studente, dal riscaldamento alla pulizia alla manutenzione passando per i docenti e l’assicurazione. E andrebbe affinato costantemente per tenere conto delle specificità delle scuole. Certo, è evidente che l’applicazione piena richiederebbe una certa difficoltà da parte dello Stato nell’organizzare e gestire un sistema di istruzione che in questo modo diventerebbe «fluido» e cambierebbe spesso in base agli orientamenti delle famiglie. Ma sicuramente spingerebbe l’intero sistema- ed è questo l’appello finale di Antiseri ed Alfieri ai politici- ad una concorrenza positiva, a una riqualificazione delle risorse e a una riorganizzazione amministrativa e gestionale verso un obiettivo chiaro: una scuola di qualità.

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