Le previsioni impossibili nel federalismo del meteo (Il Corriere della Sera)

di Gian Antonio Stella, del 7 Marzo 2016

Prevedibile/ Imprevedibile

Eventi estremi nel prossimo futuro

a cura di Emanuela Guidoboni, Francesco Mulargia, Vito Teti

Da Il Corriere della Sera del 29 febbraio

È Sant’Eurosia a non essere adeguata al ruolo di santa patrona contro gli acquazzoni, i fulmini e le tempeste o è la nostra rete di stazioni meteorologiche «federalista» a non essere all’altezza di un paese esposto ai disastri come il nostro? Possibile che ad ogni pioggia torrenziale dobbiamo piangere dei morti? È colpa della cattiva politica, accusano alcuni scienziati. E chi è in prima fila nella denuncia? Franco Prodi, fratello di quel Romano che è stato premier dell’Italia e dell’Europa.
Previsioni meteo
La requisitoria, durissima, è nel volume Prevedibile / imprevedibile. Eventi estremi nel prossimo futuro scritto da vari scienziati esperti di terremoti, alluvioni e altre catastrofi «naturali» e curato da Emanuela Guidoboni, Francesco Mulargia e Vito Teti. Dove lo «scienziato delle nubi» bolognese, che anni fa coordinò il progetto europeo «Meffe» (Meteorological Forecasting for Flood Events) sulla previsione meteorologica degli eventi alluvionali e nel 2010 fu eletto «Uomo dell’anno» dal Foglio di Giuliano Ferrara per l’assoluta libertà di pensiero (nel ’97 aveva messo in croce perfino ministri del governo del fratello) usa parole molto crude.
Stare in guardia
Punto di partenza: il fastidio con cui uno scienziato serio ascolta, a ogni acquazzone, gli strilli isterici sulla «imprevedibilità della natura» o l’eccezionalità delle «bombe d’acqua». In realtà, spiega Franco Prodi, i paragoni scientifici col passato dicono che non c’è stato «un aumento in intensità e frequenza delle alluvioni, solamente un aumento dei danni dovuto all’aumentato valore delle costruzioni in zone vietate». Di più: «Anche le ricerche climatologiche condotte nell’istituto Isac da Teresa Nanni e Michele Brunetti su cinquant’anni di dati di stazioni meteorologiche italiane» mostrano variazioni «assai modeste (5% rapportate al secolo) che non giustificano discorsi di tipo catastrofista». Tuttavia, «il riscaldamento negli ultimi 50 anni è quasi doppio, due decimi di grado per decennio, di quello dell’ultimo secolo, con tendenza tuttavia a stabilizzarsi nell’ultimo decennio». E dunque occorre stare in guardia. Dotarsi di quanto di meglio offre oggi la scienza.
Troppe le variabili
Rispetto ai tempi del mitico colonnello Bernacca non è che siano stati fatti passi avanti definitivi. Sono troppe, le variabili. Ma «c’è una meteorologia, detta di Nowcasting, che ha fatto progressi enormi negli anni recenti». Che cosa sia esattamente non proviamo neppure a spiegarlo. È vero che Montanelli diceva che un bravo giornalista riesce a spiegare agli altri quel che non ha capito lui ma qui siamo alle prese con gerghi tecnici fuori portata. Basti sapere che si tratta di un sistema che tiene insieme tutto: i vecchi radar, gli antichi calcoli messi a punto nei secoli, le informazioni offerte dai nuovi satelliti, le infinite capacità delle ultime «workstation» di elaborare miliardi di dati più la conoscenza idro-geologica del territorio e del suo passato (pensate agli effetti diversi che una pioggia torrenziale uguale può avere su un’area sana o una già compromessa) e della mappa urbanistica e così via.
Non c’è coordinazione
Una vera cittadella di competenze dove gli scienziati devono stare insieme: «Non è conveniente tenere, come si fa purtroppo in Italia, una netta separazione fra ambienti di servizio e quelli di ricerca». C’è invece «un rassegnato silenzio» anche da parte dei fisici dell’atmosfera «al fatto che ci sia un proliferare di servizi meteorologici senza un organico collegamento con la ricerca Cnr e universitaria, la sola che può produrre servizi veramente avanzati». Peggio: in tutta Italia «non c’è ora una laurea specifica in Meteorologia od Oceanografia». Conseguenza: «Se i ricercatori vogliono dati meteorologici freschi su cui lavorare, dati meteorologici italiani, il cui ottenimento è finanziato dalle tasse di cittadini, li devono prendere dai siti degli Stati Uniti». Testuale.
Nowcasting
Perché? Perché occorrerebbe mettere insieme soldi, intelligenze, dotazioni tecnologiche senza dispersioni. «Il prestigioso Met Office inglese ha chiuso tutti gli uffici periferici per concentrare nella sede i servizi di previsione più avanzati e le tecniche di osservazione per i sistemi di Nowcasting». Da noi, invece, «abbiamo dato in pasto la meteorologia alle Regioni con una interpretazione allucinante della legge Bassanini, con servizi regionali non in grado di svolgere le funzioni avanzate di Nowcasting e caricati dei dati e compiti del servizio idrologico soppresso». Assurdo, accusa: «Si è venduta la meteorologia al federalismo più ottuso».
Sprechi
Risultato? Sprechi. A dispetto della tesi che «non investiamo abbastanza nel settore», dice lo scienziato bolognese, «siamo la favola d’Europa per il gran numero di radar comperati (un po’ meno installati, un po’ meno operativi, un po’ meno ancora messi in rete e mosaicati…)». Per non parlare «delle modalità di acquisto e dei bandi di gara» o delle assunzioni.
Il progetto Prosa
Insomma, accusa il fratello dell’ex presidente del consiglio prima italiano e poi europeo, per troppi anni «la politica ha visto la meteorologia, la protezione civile, la qualità dell’aria come grandi possibilità di imbottire il settore pubblico con persone direttamente chiamate in barba al dettato costituzionale del concorso e nessun controllo da parte della comunità scientifica ufficiale». Al punto che lo stesso «progetto Prosa, un progetto che si proponeva di sviluppare il Nowcasting» concluso con collaudo nel 2011 «ha prodotto un sistema di previsioni di Nowcasting di alto livello, a opera delle migliori unità di ricerca del Paese» eppure «questo sistema giace inutilizzato nel disinteresse dell’utente finale, il Dipartimento della Protezione, al quale era destinato».
Un cero a Sant’Eurosia
A farla corta, chiude Prodi, c’è un «distorto rapporto fra politica e competenza oggettiva, tra scienza e potere, con le complicità di settori della stessa comunità scientifica. John Mason, uno dei fondatori della Fisica delle Nubi, è stato fatto Lord dalla Regina e messo a capo del Met Office. Un comportamento assai diverso dal nostro». Da noi sono «al top persone incompetenti e si è precluso l’accesso a quelle competenti nel fondato timore che potessero rendere evidente l’anomalia del comportamento». E siamo ancora lì, ad accendere qualche cero a Sant’Eurosia perché il cielo non sia troppo inclemente…

Di Gian Antonio Stella

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