L’alternativa dei cristiani

del 28 Dicembre 2012

0163_la_prima_generazione_incredulaCorriere Fiorentino – 28 dicembre 2012

Il Natale ha offerto momenti per rallentare e occasioni per riflettere, per provare a ragionare con le persone più care degli ostacoli che affrontiamo ogni giorno, delle speranze che abbiamo nel cuore. La preoccupazione per le difficoltà e le aspettative per il futuro hanno rappresentato anche l’asse portante delle omelie pronunciate dall’arcivescovo di Firenze in occasione del 25 dicembre.

Il cardinale Giuseppe Betori ha ricordato i problemi economici di molte famiglie, per le quali chiede una presenza e un impegno concreto; facendo riferimento al dibattito sull’apertura natalizia degli esercizi commerciali ha criticato la concezione del Natale come «tabù» che ostacolerebbe la libertà di commercio. Nelle parole di Betori queste ed altre problematiche sono riconducibili a un «pensiero ampiamente divulgato, dominato dai criteri di utilità e funzionalità» che arriva a porre in dubbio concetti antropologici ritenuti fondamentali quali ad esempio la famiglia fondata su un uomo ed una donna. Sono critiche radicali e puntuali che ripropongono molti dei nodi centrali avanzati dallo stesso Benedetto XVI e da altre figure di primo piano dell’episcopato italiano nell’analisi degli ostacoli che incontra il cattolicesimo nel dialogare e nel partecipare al dibattito pubblico delle nostre democrazie. Sono punti che quanto a soluzioni e speranze non invitano a conclusioni semplicistiche o necessariamente à la page, mentre testimoniano ancora una volta la crescente difficoltà fra religione e cultura. Come ha scritto qualche tempo fa Armando Matteo nell’agevole ed intelligentissimo La prima generazione incredula (Rubbettino, 2010) il cristianesimo sembra sempre più divenire estraneo agli uomini ed alle donne del nostro tempo, soprattutto ai più giovani. Lo conferma la critica del cardinale al «pensare diffuso», lo confermano le analisi più recenti degli accademici. Per Betori il Vangelo «stenta a farsi largo nel cuore dell’umanità». Dovremo capire se i cristiani decideranno di battere in ritirata ed accontentarsi di restare minoranza combattiva (magari piena di risentimento) nei confronti della cultura percepita come «dominante e omologante», oppure se sceglieranno di ribaltare il paradigma e confrontarsi con sguardo profetico sulle nuove importanti e difficili questioni che la società ci chiama ad affrontare. La scelta cristiana sarà per questo sempre più una sfida di conversione che di eredità da preservare, se come pare il cristianesimo abita sempre meno nelle case degli italiani.

di Pasquale Annicchio

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