Storia della Cecenia (archiviostorico.info)

del 15 Marzo 2016

Aldo Castellani

Storia della Cecenia

Memoria, tradizioni e cultura di un popolo del Caucaso

Da archiviostorico.info del 15 marzo

IL LIBRO – Negli ultimi anni di Cecenia si è parlato molto, quasi esclusivamente in relazione alle guerre che hanno steso una coltre di morte e desolazione sul paese.
Assai meno si conoscono i ceceni, il loro patrimonio storico, etnografico e artistico, la loro cultura che per secoli si è tramandata oralmente.
Dietro le quinte del conflitto, dietro alle astratte motivazioni geopolitiche, i ceceni hanno i volti di uomini e donne che hanno dovuto vivere in mezzo alla distruzione e al pericolo oppure fuggire, temporaneamente o stabilmente, all’estero.
“Mi sono chiesto spesso – scrive l’Autore – se dentro di loro la guerra avesse creato un deserto simile a quello che vedevo nelle strade di Groznyj, tra i palazzi sventrati dove sventolavano pezzi di bucato. Ho scritto questo libro nel tentativo di darmi una risposta. Non so se chi ha steso quei panni ce l’ha fatta a venirne fuori, ma è anche in suo onore che ho scritto”.
DAL TESTO – “La guerra (t’om) ha da sempre fatto parte della quotidianità in Cecenia e per questo motivo si è spesso imposta la necessità, o il desiderio, di nobilitarla. Nella società cecena questo è avvenuto attraverso il concetto di q’ōnakhalla, parola composta dal sostantivo q’ōna “giovane”, probabilmente incrociato con nakh “popolo”, e dal suffisso -lla, tipico dei nomi astratti. Il termine nakh, usato come aggettivo, è riservato alle persone che mostrano di avere precise qualità. Dire che qualcuno non è nakh in ceceno è fare un’offesa mortale. L’obiettivo principale nella vita di un ceceno è infatti quello di diventare nakh, ovvero di identificarsi negli ideali del suo popolo, formatisi attraverso una lunga tradizione orale. Il q’ōnakh dunque, è un giovane che si distingue innanzitutto per le sue qualità morali di fermezza e nobiltà d’animo, che lo rendono degno di essere un ceceno. Non si tratta soltanto di un guerriero, perché nella società cecena, fondamentalmente egualitaria, non c’è una casta di guerrieri. Ogni uomo adulto è potenzialmente un guerriero (t’emalō); ma essere un q’ōnakh implica il rispetto di un codice di comportamento che ha qualcosa a che vedere con la medievale etica cavalleresca.”

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