Cosa non ha funzionato nella lotta alla pedofilia nel clero (Vatican Insider)

del 6 Febbraio 2019

Gian Franco Svidercoschi

Chiesa, liberati dal male!

Lo scandalo di un credente di fronte alla pedofilia

«La peggior persecuzione per la Chiesa è il peccato al suo interno», dichiarò Benedetto XVI nove anni fa rispondendo alle domande dei giornalisti a bordo dell’aereo diretto in Portogallo. In vista del summit che dal 21 febbraio in Vaticano vedrà confrontarsi sugli abusi i presidenti delle conferenze episcopali nazionali, arriva in libreria “Chiesa, liberati dal male” di Gian Franco Svidercoschi, sottotitolo “Lo scandalo di un credente di fronte alla pedofilia” (Rubbettino, 92 pagine, 10 euro). 

L’ex vicedirettore de L’Osservatore Romano ripercorre la lotta agli abusi sui minori condotta negli ultimi tre pontificati. «Un tumore si annida nel corpo della Chiesa», denuncia Svidercoschi che analizza lacune, sottovalutazioni dell’emergenza-pedofilia e zone grigie della linea della tolleranza zero avviata dalla Santa Sede all’inizio degli anni Duemila. Il libro è significativamente dedicato all’irlandese Marie Collins, abusata sessualmente da un sacerdote quando aveva 13 anni d’età e membro della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori voluta nel 2014 da Francesco. 91

Novantadue pagine in cui si evince lo sfogo di un credente, che si interroga sul fatto se bisogna solo pregare o anche partecipare attivamente, contribuendo a perseguire una piaga che coinvolge l’intera classe clericale, con diversi gradi di responsabilità, da secoli. Ponendo l’accento sulle vittime, i bambini, che sono passati, molto poco evangelicamente, in secondo piano. L’idea di scrivere questo libro è nata la notte in cui l’autore ha ascoltato la lettera di Papa Benedetto XVI ai cattolici dell’Irlanda e, condividendo e partecipando alla sua immane sofferenza nel pronunciare le sue parole, si è alzato dalla sedia ed è andato a scrivere l’introduzione. In che modo i papi vengono informati dai loro collaboratori? E in che modo si agisce per estirpare questo Grande Male che affligge la Chiesa cattolica? Per l’autore non bastano protocolli e linee guida. 

I Papi moralizzatori, in passato, si sono occupati di tutti i mali della chiesa, si sono battuti per estirpare gli abusi del clero corrotto ma hanno ignorato quella che è un’autentica bestemmia contro Dio. Perché? Eppure il fenomeno del concubinato ecclesiastico era stato così aspramente combattuto dall’interno da venire stroncato. Sebbene fosse stata la situazione di illiceità meno scandalosa rispetto allo stato di perversione in cui vivevano tanti sacerdoti. Svidercoschi ripercorre, quindi, le azioni dei Papi del nostro tempo. Se non è riuscito a compiere completamente ciò che si era promesso di fare, Benedetto XVI ha lasciato, come un testamento, quell’interrogativo così realistico e profetico insieme: «Dobbiamo chiederci che cosa era sbagliato nel nostro annuncio, nell’intero nostro modo di configurare l’essere cristiano, così che una tale cosa potesse accadere». 

Partire quindi da qui, da un’autoanalisi per dare risposte alle domande sul risanamento della Chiesa cattolica. Papa Francesco non ci ha messo molto a passare dalle parole ai fatti. Riguardo al risanamento della Chiesa in Cile e al suo ritorno a una dimensione evangelica, pur sottolineando che non tutto si sarebbe risolto con il solo cambiamento delle persone, ne ha rimosse parecchie, facendole dimettere, e tra le tre “rinunce” c’era quel Juan Barros, che Bergoglio aveva inizialmente tenacemente difeso e il cui caso ha messo in moto la “grande svolta”. 

L’autore prova a ipotizzare anche delle soluzioni: in primis lo smantellamento del clericalismo. Poiché, dopo un periodo di grandi cambiamenti, di grandi slanci, «il motore della macchina conciliare si era come ingolfato». Secondo Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, «ogni progetto di rinnovamento nella comunità cattolica rimarrebbe vano se non si correggesse innanzitutto l’idea distorta che da tempo deteriora la natura stessa del sacerdozio». È quindi indispensabile ripensare alla formazione del futuro prete soprattutto tenendo conto dei condizionamenti di un modello di presbiterato negativamente influenzato dal clericalismo. Per cominciare ci dovrà essere una più attenta selezione dei candidati al presbiterato. Verificare la loro maturazione umana, spirituale, morale. E insieme sottoporli ad uno screening psicologico, per giudicare il grado di idoneità, anche in chiave affettiva, a essere pastore di anime. Una riforma dell’intera struttura dei seminari, una attenta preparazione dei candidati al sacerdozio a tutti i livelli, in tutti i campi, compreso quello della sessualità. Quasi “plasmare” un nuovo modello di sacerdote, sganciandolo da quella sacralizzazione del potere che può in alcuni casi portare a conseguenze infamanti. Bisogna tenere sempre presente che c’è una rete gigantesca di pedofili e quella della chiesa fa solo più rumore. 

Non bisogna mai dimenticare e sottovalutare il fatto che la pedofilia inizia nella maggioranza dei casi in famiglia e il sacerdote è innanzitutto un uomo. Un’altra ipotesi di cambiamento è data da una rifondazione evangelica. Citando una frase di Juan Carlos Claret, portavoce delle laiche e dei laici di Osorno, «la crisi che attraversa la chiesa è di tipo gerarchico, cioè dei cardinali, dei vescovi e del clero. Per quanto molti di loro argomentino che siamo tutti corresponsabili, la verità è che sono loro a dover rispondere per aver lasciato le vittime da sole, Non è solo la violenza che scandalizza ma anche come si reagisce ad essa». 

Per Svidercoschi c’è una Chiesa dove la stragrande maggioranza del popolo di Dio, ossia i laici, rimane in seconda fila. Come diceva Giovanni Paolo II «una Chiesa senza popolo è un errore antievangelico e antiteologico». Bisogna ripensare a un ritorno vero al Vangelo, per rigenerarsi alle fonti dell’umiltà e della purificazione. Solo all’interno di una chiesa formata da un vero popolo di Dio, perché tutti battezzati, sarà possibile trovare un ruolo da protagonista per il laicato cattolico. E possibile, quindi, promuovere la crescita di una nuova generazione di cristiani, dalla fede più personale e consapevole, che possano esprimere nella loro professione e nella vita pubblica. Una umanità che sarà consapevole di avere un destino comune e la Chiesa di Roma non potrà non rispondere a queste sfide.

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