Stretta sugli statali: un saggio di von Mises sulla Burocrazia

del 5 Luglio 2012

Mentre la scure del governo Monti si abbatte su quello che finora è stato da molti considerato il paradiso terrestre dei lavoratori, ovvero il pubblico impiego, Rubbettino ripropone in libreria e in formato ebook un quanto mai attuale saggio di Ludwig von Mises intitolato per l’appunto Burocrazia (a cura di Lorenzo Infantino).

Scritto nel 1944, in un periodo della storia in cui il potere degli stati aveva eroso ogni spazio di autonomia dell’individuo, Mises si interroga sul funzionamento dell’apparato burocratico, convinto che Stato e burocrazia in fondo vadano di pari passo. Le conclusioni di Mises però non sono molto ottimistiche: non c’è nulla per l’economista austriaco che possa limitare le inefficienze della gestione burocratica. I suoi servizi vengono resi monopolisticamente e imposti ai cittadini. Anche in una società libera sono quindi fuori dal sistema dei prezzi. E poco vale pensare di sostituire i funzionari di carriera con imprenditori che abbiano dato prova delle loro capacità. L’ingresso nell’amministrazione pubblica priva costoro delle condizioni gestionali e rende impossibile lo svolgimento del loro ruolo originario.
Proponiamo di seguito un brano tratto dal libro particolarmente illuminante.

NB Il brano di Mises è liberamente riproducibile indicando la fonte.


La gestione del personale burocratico, di Ludwig von Mises

Un burocrate differisce da chi non lo è precisamente perché egli opera in un campo dove è impossibile valutare il risultato dello sforzo di un individuo in termini monetari. La nazione spende soldi per il mantenimento degli uffici, per il pagamento di stipendi e per l’acquisto di tutte le attrezzature e i materiali necessari. Ma ciò che il popolo riceve in cambio delle spese, i servizi resi, non può essere valutato in termini monetari, quale che possa essere l’importanza e il valore di questo «risultato». La sua valutazione dipende dalla discrezionalità dei pubblici funzionari.
È vero che la valutazione dei vari beni venduti e acquistati sul mercato dipende ugualmente da una discrezionalità, vale a dire dalla discrezionalità dei consumatori. Ma, dato che i consumatori sono un vasto complesso di individui differenti, una massa anonima e amorfa, i giudizi che essi formulano vengono coagulati in un fenomeno impersonale, il prezzo di mercato, e vengono così separati dalla loro origine arbitraria. Inoltre, i giudizi si riferiscono ai beni e ai servizi in quanto tali, non a coloro che li forniscono. Nelle imprese alla ricerca di profitto, il rapporto venditore-acquirente, come pure la relazione datore di lavoro-lavoratore, sono semplicemente una questione di fatto e restano impersonali. È un affare da cui entrambe le parti traggono un vantaggio. Ciascuna di esse contribuisce mutuamente a far vivere l’altra. Ma le cose sono diverse in un’organizzazione burocratica. Qui il rapporto tra superiore e subordinato è personale. Il subordi nato dipende dall’opinione che il superiore si fa della sua personalità, e non del suo lavoro. Fintanto che il funzionario può sperare di ottenere un impiego in un’impresa privata, questa dipendenza non può diventare così oppressiva da lasciare il segno sull’intero carattere dell’impiegato. Ma le cose vanno in maniera diversa nel clima dell’attuale tendenza alla burocratizzazione generale.

(…) I burocrati si sono costituiti da lungo tempo come un gruppo integrato. Solo pochi uomini eminenti hanno avuto la possibilità di tornare a funzioni non amministrative di fatto accessibili. La maggioranza dei burocrati si è legata a vita agli uffici. Essi hanno sviluppato la mentalità tipica di chi è permanentemente estraneo al mondo delle imprese. Il loro orizzonte intellettuale è la gerarchia, le sue norme e i suoi regolamenti. Il loro destino è dipendere interamente dal favore dei propri superiori. Essi sono soggetti al potere di questi ultimi non soltanto quando sono in servizio. È infatti sottinteso che anche le loro attività private – e perfino quelle delle loro mogli debbano essere appropriate alla dignità della loro posizione e a uno speciale – non scritto – codice di condotta adatto a uno Staatsbeamter o functionnaire. Ci si aspetta che essi approvino la prospettiva politica dei ministri di volta in volta in carica. In ogni caso, la loro libertà di sostenere un partito di opposizione è sensibilmente ridotta.

In un sistema amministrativo ben strutturato, la promozione a livelli superiori dipende in primo luogo dall’anzianità. I capi degli uffici sono per lo più persone di età avanzata, i quali sanno che dopo pochi anni verranno esonerati dal servizio. Avendo speso gran parte della loro vita in posizioni subalterne, hanno perso vigore e iniziativa. Fuggono le innovazioni e i miglioramenti. Essi vedono in ogni progetto di riforma un disturbo per la loro quiete. Il loro rigido conservatorismo rende inutili tutti gli sforzi di un ministro di adattare il servizio alle mutate condizioni. Essi prendono il ministro per un profano irresponsabile. In tutti i Paesi con una burocrazia consolidata, la gente è solita dire: i governi vanno e vengono, ma gli uffici burocratici restano.

Sarebbe un errore imputare l’insuccesso della burocrazia europea alle deficienze intellettuali e morali del personale. In tutti questi Paesi, i rampolli di molte buone famiglie hanno scelto la carriera burocratica, poiché intendevano in tutta onestà servire la loro nazione. L’ideale di un giovane brillante ma povero, che desiderava ottenere una posizione sociale migliore, era quello di entrare nella pubblica amministrazione. Molti tra i più dotati ed eminenti membri dell’ intellighenzia sono entrati nella pubblica amministrazione. Il prestigio e lo status sociale dei funzionari dello Stato hanno distanziato di molto quelli di qualsiasi altra classe, a eccezione degli ufficiali e dei membri delle più antiche e più ricche famiglie aristocratiche.

Molti sono stati i funzionari che hanno pubblicato eccellenti trattati riguardanti i problemi del diritto amministrativo e della statistica. Alcuni di essi sono stati, nel loro tempo libero, scrittori o musicisti brillanti. Altri sono entrati in politica e sono diventati eminenti esponenti di partito. Certo, la grande maggioranza dei burocrati sono stati uomini piuttosto mediocri. Ma non può essere messo in dubbio che un numero considerevole di uomini di valore siano rinvenibili nei ranghi dei funzionari statali.
L’insuccesso della burocrazia europea non è certamente imputabile all’incapacità del personale. È stato piuttosto l’esito dell’inevitabile debolezza di qualsiasi gestione degli affari pubblici. L’assenza di criteri in grado di accertare in modo netto il successo o l’insuccesso di un funzionario nell’esecuzione dei suoi doveri crea problemi insolubili. Essa annienta l’ambizione, distrugge lo spirito di iniziativa e qualsiasi incentivazione a fare più del minimo richiesto. E spinge il burocrate a porre attenzione alle circolari e non al successo tangibile e reale.

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