Diversamente italiani in spese e privilegi. Così paghiamo dentisti e vacanze ai trentini

di Pier Francesco De Robertis, del 7 Settembre 2012

Da Il Giorno – 07 settembre 2012
I confini cadono, gli statuti speciali restano: ecco le cifre dello scandalo
Nel libro-inchiesta «La casta invisibile delle Regioni» di Pier Francesco De Robertis (Rubbettino) le spese delle Regioni a statuto speciale: cinque volte superiori a quelle ordinarie. L’autore ne svela sperperi e privilegi.

Diversamente italiani. Nell’Europa che ha abbattuto i confini e nell’epoca della globalizzazione totale c’è un pezzo d’Italia in cui le barriere tra i cittadini paiono alzarsi sempre di più: le Regioni a statuto speciale. Altro che sprechi, altro che privilegi, altro che casta, qui dell’articolo 3 della Costituzione (tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge) si è fatto letteralmente carta straccia.

In Trentino, Valle d’Aosta, Friuli, Sardegna e Sicilia i cittadini sono figli di un dio maggiore e, a spese anche degli altri italiani, esiste un livello di diritti, welfare, assistenza pubblica e privata che il resto del paese neppure si sogna. Il tutto dovuto al fatto che si trattengono (in quote diverse tra loro) buona parte (a volte quasi tutte) delle tasse che invece gli altri devolvono alle casse statali e che servono a pagare il funzionamento dello Stato. E forse molti lombardi, emiliani, toscani o campani non lo sanno, ma con questo meccanismo ognuno di loro contribuisce a saldare il conto del super-welfare trentino (degno neppure della Svezia) o degli speculari sprechi siciliani.

È proprio così, e bastano pochi esempi: mentre per tutti gli italiani «normali» il dentista per i figli è un incubo (c’è chi addirittura lo fa inserire nelle trattative per la separazione), per gli abitanti della provincia autonoma di Trento no. Sono rimborsate per tutti le cure primarie, quelle secondarie (otturazioni, estrazioni e cure canalari) sono gratuite per i 15enni residenti da almeno tre anni in Trentino (per evitare fenomeno di migrazione dentaria), mentre per le cure ortodontiche c’è la gratuità se il reddito familiare non è altissimo o comunque c’è una partecipazione alle spese. Stessa manica larga anche per chi non riesce a pagarsi le vacanze al mare: la provincia (e quindi indirettamente, ribadiamo, anche gli altri italiani «normali») pagano parte del conto di una serie di pensioni della costa romagnola o abruzzese. Più che una regione, un eldorado. Basti pensare che in Trentino girano così tanti soldi pubblici che mentre nelle regioni ordinarie la spesa sanitaria è all’incirca il 75/80 per cento del budget regionale, in Trentino (non potendo curare i sani) la spesa sanitaria arriva al 30/35 per cento, e il resto è dedicato ad assistenza e imprese.

Imprese, appunto, che hanno sussidi di ogni genere. Molte aziende nelle regioni limitrofe hanno trasferito i loro impianti in Trentino per goderne. Ci sono persone in Emilia Romagna o in Veneto che hanno perso il lavoro perché la loro azienda ha «delocalizzato» a Rovereto e dintorni. Con le loro tasse si sono cioè finanziati il licenziamento. Nelle RSS la spesa pro-capite (sanità esclusa) è di 2.591 euro contro i 790 delle RSO, ossia il 228% in più. Certo, ci sono maggiori competenze (il Trentino ha per esempio la scuola), ma il divario resta. Uno studio del 2011 di Confartigianato rivela come (ribadiamo, con competenze maggiori, specie nel Trentino) le cinque RSS spendono due terzi dell’intero ammontare degli stipendi di tutti i dipendenti delle regioni italiane. Bolzano spende per i dipendenti un miliardo di euro, quanto Lombardia, Campania, Lazio e Calabria. In Lombardia i dipendente regionali costano a ogni cittadino 21 euro, in Valle d’Aosta 2.162. E anche la politica ha costi speciali: se Brunico fosse in Veneto invece che in Trentino, il suo sindaco dovrebbe rinunciare al 60% dei suoi 9.315 euro lordi al mese.

Di Pier Francesco De Robertis

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