Libro della settimana: Il male inutile di Marco Lupis (ultimavoce.it)

di Maggie Van Der Toorn, del 1 Giugno 2018

Marco Lupis

Il male inutile

Dal Kosovo a Timor Est, dal Chiapas a Bali le testimonianze di un reporter di guerra

Sprofondo nella poltrona soffice e prendo il telecomando della televisione. Oramai non faccio altro che stare seduta e guardare la TV. La mia salute mi permette poco altro. Ne ho parecchi di anni, e ne ho visti di tutti i colori, ma ora sono stanca di guardare questa società, spesso così follemente impegnata  a combattere conflitti inutili, e vedere come alcuni giornalisti si spingono in avanti per fare domande senza senso alla vittima di turno. Quello che mi da speranza oggi sono i giovani, le persone che hanno voglia di raccontare la realtà, a volte anche scomoda, per mettere in luce il vero valore della Vita. Una di questi è mia nipote, forte lettrice di libri che raccontano una verità, e che mi ha fatto questo bel regalo. Un libro scritto da un reporter di guerra che parla di conflitti lontani dalla mia poltrona, ma così vicini umanamente: Il male inutile di Marco Lupis. Metto via il telecomando e mi avventuro in questo volume che in pochi secondi mi sta portando sul campo di battaglia, in mezzo a popolazioni in cerca di sopravvivenza e dignità.

Mi preparai. Mi accorsi che non provavo panico. Non provavo nemmeno paura. Mi invase soltanto una lucida consapevolezza: stavo per morire e questo era inevitabile. Speravo soltanto che accadesse senza troppo dolore. Avevo visto come i miliziani usavano il machete, che portavano tutti alla cintola. Ne avevo visto gli effetti sui cadaveri abbandonati nei fossi o su quelli tirati su dai pozzi. Per questo sperai soltanto che accadesse tutto in fretta. Sperai in una pallottola, una sola.

 

Leggo di sterminio, di gente che con l’accetta decide chi vivere e chi no, come se tutto questo servisse a qualcosa. L’autore descrive con grande intensità ogni situazione realmente accaduta e da lui vissuta. Nei capitoli scorrono attimi di terrore, ma anche di solidarietà e si incontrano personaggi a cui ci si affeziona con la consapevolezza di poterli perdere da un momento all’altro. Si percepisce la vocazione del reporter di voler raccontare i fatti che sono avvenuti  in terre lontane come Timor Est, ma anche vicine come il Kosvovo. Una narrazione affasciante e realistica che non lascia scampo al coinvolgimento  emotivo. Sembra che la parola pace sia quella più importante, ma che rimane, appunto, soltanto una parola, finché davvero si alza miracolosamente una bandiera i cui colori sventolano sul ritmo della fine.

 

Mentre il sole tramontava sulla laguna di Anse Royale e noi ci scambiavamo gli anelli, pensai che – almeno per me – a tutto quell’orrore e a quella morte visti a Timor, era seguito un nuovo inizio, una nuova vita, nell’eterna alternanza tra vita, morte e di nuovo vita, che si ripete come una costante infinita, accompagnandoci in questa nostra breve apparizione nell’universo.

 

Questo libro mi porta a viaggiare nel tempo e nel mondo delle lotte, facendomi scoprire gli spettri del passato. Così leggo del Giappone, dei ponti costruiti dai prigionieri fino allo sfinimento e mi rievoca ricordi della mia infanzia, quando i nazisti percorrevano le strade seminando terrore e portarono via mio nonno. Il male inutile narra i fatti di storia e intreccia la sofferenza di persone, bambini, bambine, violentati e privati di ogni diritto. Inutile negare, non voler sapere e far finta di non vedere la guerra che si combatte anche quando non c’è più. Il dolore rimane, come l’insonnia che descrive l’autore, perché il mondo non è più quel posto bello, accogliente e dignitoso in cui aveva creduto.

 

Mi alzo dalla comoda poltrona e mi avvio alla finestra per prendere una boccata d’ossigeno. Il cielo è azzurro, ma non è più lo stesso. Ho visto in parte l’orrore descritto da Marco Lupis, ho avvertito ogni attimo attraverso le sue parole e ora, all’improvviso tutto il resto mi sembra così inutile.

 

Nel 2016 sono stati uccisi nel mondo 74 giornalisti (fonte: Reporters sans Frontières). Nove soltanto in Messico, che non è un paese in guerra. Questo libro è dedicato alla loro memoria.

Altre Rassegne